La “variante inglese” del virus: difficile che si torni a scuola il 7 gennaio. Ma il vaccino sarà comunque efficace

Esperti concordi nel sottolineare che non avrà effetti sull’efficacia del vaccino. Ma li avrà sulla riapertura dei plessi scolastici…

Il vaccino contro il Covid-19 funzionerà anche contro la cosiddetta “variante inglese” del virus. Lo precisa, interrogata da Quotidiano.net, Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’ospedale Sacco di Milano: “Per quanto riguarda i timori che la variante inglese possa vanificare la campagna di vaccinazioni anti-Covid niente panico poiché nei vaccini attualmente sviluppati i target anticorpali stimolati sono molteplici, non dovrebbero esserci sostanziali problemi. Tutti i vaccini disponibili o in arrivo hanno l’obiettivo di indurre la produzione di anticorpi neutralizzanti contro la proteina spike, facendo leva su un mosaico di antigeni, quindi andando a colpire più bersagli”.

Tuttavia questa nuova forma del virus rischia di compromettere il rientro a scuola dopo il 7 gennaio. “La situazione attuale implica un rafforzamento delle misure diagnostiche (test più costosi perché basati su tecnologie sofisticate) esami fondamentali per capire dove circola la variante inglese, così da gestire in modo appropriato il controllo della diffusione. Nondimeno sarà necessario mantenere le misure rigide di prevenzione finora adottate anziché allentarle“. ha affermato, intervistato sempre da Quotidiano.net,  Marco Tinelli, infettivologo della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.​Fino a quando non avremo nella popolazione una copertura vaccinale adeguata almeno del 70% il virus circolerà ancora e sarà in grado di contagiare”, ha aggiunto il medico.

Di conseguenza, “in queste condizioni è arduo pensare di riaprire la scuola in presenza dal 7 gennaio”, come ha dichiarato Walter Ricciardi, consigliere del Ministero della Salute. Questo anche perché sarà molto importante, all’atto della ripartenza, evitare gli assembramenti sui mezzi pubblici così come le resse all’ingresso e all’uscita dei plessi scolastici.

Anche il noto luminare di virologia Giorgio Palù sembra essere concorde. “Mi preoccupa – ha detto al quotidiano La Stampal’idea di riaprire tutto dopo l’Epifania, a cominciare dalle scuole”. Palù ha parlato di uno studio che “dimostra che il rialzo esponenziale dei contagi in autunno si è generato dopo il 14 settembre”, dunque “per le scuole superiori e per l’università è perciò meglio evitare la ripresa il 7 gennaio. I più grandi sono un pericolo, per genitori e nonni”.

Il presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi) Antonello Giannelli spiega che “per fortuna fino al 7 gennaio abbiamo un po’ di tempo. Quindi io credo che ci sia la possibilità di valutare se effettivamente questa nuova variante del virus può comportare dei rischi rispetto all’apertura”. Giannelli ha chiesto anche di inserire docenti e personale Ata tra le categorie professionali che dovranno per prime ricevere il vaccino.

Per quanto invece riguarda il nuovo virus, secondo Carlo Federico Perno, docente universitario alla UniCamillus nonché direttore di Microbiologia presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, “nella variante inglese, ora si diffonde più facilmente. Questo però non significa che produca danni all’organismo che lo ospita in misura maggiore rispetto a prima, perché così facendo finirebbe per estinguersi. Direi che anzi, il virus punta a riprodursi, cercando di convivere con l’organismo umano che lo ospita”.