Verona. Adozione internazionale. Quei miti duri a morire sul calo

Griffini (Ai.Bi.): “Chiusura ai single e scarsità di minori? Falsi problemi. Il tema è rendere adottabili i bambini nel mondo”

L’intervento del presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, sulle adozioni internazionali in occasione del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, continua a far parlare. Durante il Convegno di Verona il presidente Ai.Bi. ha presentato la Carta dei diritti degli OFC (Out of Family Children) composta da otto punti, il primo dei quali è il “diritto di essere accolto in una famiglia costituita da un padre e da una madre”.

Lo speech del presidente di Ai.Bi. ha però aggiunto brace al fuoco della polemica nella maggioranza di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle degli ultimi giorni, proprio sul tema delle adozioni. Una polemica che era comunque pronta a esplodere dopo la remissione delle deleghe da parte del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana e che è poi proseguita con gli interventi dell’ex presidente della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, Carlo Giovanardi e dei senatori Quagliariello e Gasparri.

Questi hanno indicato nella paralisi delle attività della stessa CAI, generata dalle divergenze ideologiche in seno all’attuale maggioranza, la concausa, insieme alle disastrose gestioni dei governi a guida PD, del drammatico calo delle adozioni internazionali in Italia. Paese che, comunque, continua a essere il primo in Europa e il secondo nel mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di bambini adottati. Ecco perché non può che preoccupare il calo del 73,5% nell’ultimo decennio, certificato dal rapporto della CAI “Dati e prospettive nelle adozioni internazionali”.

La maggior parte dei bimbi accolti in Italia arriva dall’Europa (Russia, la Polonia e la Bulgaria). Seguono subito dopo l’Asia (Cina, India e Vietnam), le Americhe (Colombia, Cile e Brasile) e l’Africa (Etiopia, Congo e Burkina). Le normative italiane prevedono l’adozione da parte di coppie sposate, con deroghe solo per casi particolari.

Non è però certamente questo a frenare le adozioni. E neppure, come invece spesso si sente dire, la “scarsità” di bimbi da adottare all’estero. “In realtà il problema – spiega il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffiniè più complesso. Ci sono problemi di natura culturale, come il fatto che in molti Paesi si ritenga indispensabile solo il diritto di vivere con la famiglia d’origine ma non quello di vivere comunque in una famiglia stabile in assenza della prima. Tuttavia le misure di protezione alternative alla famiglia di origine non possono essere tutte considerate sullo stesso piano, perché la vita prolungata all’interno delle comunità educative non restituisce ai minori la condizione di figlio né la necessaria stabilità affettiva. Affermare che il problema sarebbe l’adozione dei single è strumentale, la vera emergenza è il rendere adottabili i milioni di bambini che, nel mondo, sono senza una vera famiglia. Per fare questo l’attività diplomatica di un organo come la CAI è fondamentale. La sua paralisi, proprio per questa sua peculiarità, è inaccettabile”.