Welcome Friday. Adozione Internazionale. Quei 47 figli che attendono, hanno un nome…

Non si dovrebbe mai distogliere lo sguardo da quel nome che ci rivela la persona, la sua dignità e il suo desiderio di recuperare la condizione di figlio, prima e al di là di ogni altra sua caratteristica o bisogno

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 è tra i pochi strumenti internazionali a tutela dei diritti fondamentali che contiene, all’articolo 7, un esplicito riferimento al fatto che ogni bambino ha il diritto di avere un nome.

Il diritto ad avere un nome, a portare quel nome e ad essere identificati attraverso di esso, esprime il diritto ad “essere se stessi” e dunque all’identità personale.

Il nome è il modo in cui entriamo a far parte del mondo, il modo in cui ci presentiamo al prossimo affermando la nostra stessa esistenza e distinguendoci da tutti gli altri.

Per questo noi di Ai.Bi. riteniamo così importante presentare i “nostri bambini in attesa di famiglia con un nome, che seppure di fantasia, nel rispetto della privacy sulla loro identità reale, cerca di dare loro una fisionomia.

Adozione Internazionale. 47 figli in attesa

I 47 bambini attualmente presenti sul sito di Ai.Bi. all’interno della rubrica “Figli in attesa”, non sono una categoria, non sono un elenco, sono Alonso, Mikhail, Matias, Shelege, Yara, Gianna, Serena, Alejandro, David…

Il loro nome li rende vivi, reali, conferisce loro un volto, una dimensione affettiva, li mette in grado di relazionarsi con chi dedica del tempo a leggere le loro storie, due umanità che si incontrano.

Le loro storie sono costruite a partire dal cosiddetto dossier, che è un elemento fondamentale per raccogliere tutte le informazioni disponibili relative ai bambini e descrivere al meglio e per quanto possibile, la loro storia e le loro condizioni psicofisiche, ma spesso rischia di oscurare o far trascurare ciò che di più importante riporta il dossier stesso nelle prime righe: il nome del bambinoLa SUA identità.

Non si dovrebbe mai distogliere lo sguardo da quel nome che ci rivela la persona, la sua dignità e il suo desiderio di recuperare la condizione di figlio, prima e al di là di ogni altra sua caratteristica o bisogno. Eppure, dietro ad un referto o ad una relazione, il nome pare svanire e perdere di importanza. Spesso una diagnosi è in grado di catturare e assorbire tutta l’attenzione e mettere in secondo piano quel nome e quel bambino che porta con sé sicuramente una storia e dei bisogni, ma non separati dal suo volto, dai suoi occhi, dal suo essere Alonso, Mikhail, Matias, Shelege, Yara, Gianna, Serena, Alejandro, David…

 Veniteli a conoscere, chiamateli per nome, donate loro l’opportunità di raccontarvi chi sono e di sperare di rinascere figlio al più prestoQUI