Se cinque youtuber fanno più rumore di centinaia di bambini lasciati morire

Non si può fare una “classifica” delle tragedie, ma ci si può chiedere perché lo sdegno per la morte di un bambino per un incidente con un’auto con a bordo 5 youtuber sia maggiore di quello per il naufragio di un peschereccio con 750 persone a bordo

Il caso ha voluto che in questi ultimi giorni, comunicativamente focalizzati sulla morte di Silvio Berlusconi, due altre notizie di “cronaca” si siano trovate a convivere: la morte del piccolo Manuel, 5 anni, dopo l’incidente provocato da un Suv con a bordo 5 youtuber, e il naufragio di un peschereccio al largo della Grecia con a bordo circa 750 migranti.
Su quale delle due notizie abbia conquistato più visibilità e suscitato più dibattito non ci sono confronti: youtuber battono migranti a mani basse.
Non si vuole certo fare una “classifica” delle tragedie: per chi è coinvolto in prima persona, il paragone nemmeno esiste. Ogni tragedia personale è, giustamente, “la” tragedia che occupa ogni pensiero e ogni azione, l’unica che ha conseguenze concrete sulla vita di ogni giorno a venire.
Come società, però, e anche come uomini di comunicazione, forse una riflessione in più si può e si deve fare: perché la condanna sdegnata verso 5 ragazzi che hanno provocato un incidente è così più diffusa, unanime e generalizzata rispetto a quella di chi ha deciso di lasciar morire in mare centinaia di persone e di bambini?

Facilità di guidizio e mancanza di risposte

Perché sul fatto che anche la morte dei migranti al largo del Peloponneso abbia dei responsabili, non ci sono molti dubbi. Certo, nell’incidente automobilistico il principio di causa – effetto è evidente e immediato, e il motivo pei il quale i 5 ragazzi si trovavano su un SUV griffato Lamborghini (girare dei video per il web) rende facilissimo (e forse un po’ sommario) il giudizio. Per il naufragio, invece, il solito rimpallo delle responsabilità, il teatrino di chi ha avvertito chi, il conteggio delle miglia per vedere di chi era l’acqua in cui è avvenuta la tragedia… servono a tutti per potersi permettere di non dare una risposta. Né oggi, né in futuro.
5 ragazzi hanno preso una macchina e provocato un incidente in cui è morto un bambino. Una tragedia terribile, certo, ma non così diversa da quelle che sono successe e succederanno in tanti maledetti “sabati sera”. Girare un video per YouTube è più “colpevole” che, per esempio, ballare tutta notte in discoteca e mettersi alla guida poco lucidi?
Non è una giustificazione, ma solo un altro modo per chiedersi quale sia il motivo “vero” di tutta questa indignazione.
Soprattutto alla luce del fatto che, dall’altra parte, l’indignazione è lasciata alla voce delle “solite” ONG; a qualche esponente del terzo settore che ha ormai esaurito le parole, sconfortato dalla loro inutilità; a Papa Francesco durante un Angelus; a qualche giornalista che ancora ingenuamente ci crede.
La dinamiche del naufragio sono ancora da chiarire bene e, purtroppo, il numero delle vittime probabilmente non si saprà mai, visto che il punto del mare in cui il peschereccio si è ribaltato è profondissimo. Però non c’è dubbio alcuno sul fatto che di queste tragedie, con più o meno morti, se ne sono vista a centinaia. E nulla è cambiato!
Da una parte si è lavorato e insistito per introdurre il reato di omicidio stradale. Dall’altro ci si è impegnati affinché chiunque potesse dire che, secondo le leggi, non è colpa sua, perché non spettava a lui intervenire o non gli competeva adoperarsi per…
L’incrocio di Casal Palocco in cui 5 youtuber hanno provocato un incidente grida vendetta e scandalo!
L’incrocio delle vite e dei sogni di centinaia di persone e di bambini nel mar Mediterraneo è routine che non merita più nemmeno le prime pagine. Tanto non è colpa di nessuno.
Incriminiamo gli youtuber e “buttiamo la chiave”, allora, come si legge su tantissimi post social.
D’altra parte è quello che abbiamo già fatto con le serrature dei centri di detenzione in nord Africa e con quelle immaginarie delle stive dei barconi.

Francesco Elli
responsabile comunicazione Ai.Bi. – Amici dei Bambini