Zamagni: “La vera cooperazione allo sviluppo? La fa il Sostegno a Distanza”

Il presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali al Forum SaD sulla “filantropia strategica”

“La vera cooperazione allo sviluppo? La fa il Sostegno a Distanza”. Così si è espresso il presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, Stefano Zamagni, in occasione del XX Forum SaD, svoltosi lunedì a Roma. “Nel nostro Paese – ha affermato Zamagni – c’è stato per molti anno un aiuto allo sviluppo, non vera cooperazione. Nell’aiuto c’è un soggetto che fa qualcosa per un altro, ma nella cooperazione è evidente che la parola chiave è ‘operare insieme’. E’ prevalso nel nostro paese un approccio di tipo paternalistico-assistenzialistico verso i paesi meno sviluppati. Ma anche in una logica di aiuto allo sviluppo è da anni che diversi paesi, incluso il nostro, non hanno rispettato il patto di destinare lo 0,7% del PIL alla cooperazione allo sviluppo. In Italia non riusciamo ad andare oltre lo 0,3%. Ecco perché è necessario che recuperiamo il significato proprio di cooperazione allo sviluppo. Ed è dunque bene ricordare il significato della parola sviluppo. Che io insegno a scrivere come ‘s-viluppo’. In lingua latina una ‘s’ messa davanti a una parola equivale al suo contrario. Quindi sviluppo significa togliere i ‘viluppi’, i lacci e le catene che cioè impediscono a un organismo la sua libertà. Ama lo sviluppo chi ama la libertà e viceversa. Chi ama la libertà procede con progetti di sviluppo”.

Cooperazione allo Sviluppo e Sostegno a Distanza: un quadro generale

“In questo contesto – ha proseguito Zamagni, disegnando un quadro generale – la cooperazione allo sviluppo significa lavorare insieme per ampliare gli spazi di libertà per le persone e i paesi cui ci si rivolge. La vera cooperazione è quindi anti-paternalistica, un dare e un ricevere sulla base di un principio di reciprocità. L’adozione di una prospettiva del genere ha delle importanti conseguenze pratiche. Se crediamo alla cooperazione allo sviluppo bisogna in primo luogo eliminare per via legale la possibilità di stipulare contratti di ‘land-grabbing’, ci sono contratti ammessi dalle Nazioni Unite per cui alcuni paesi possono ottenere lo sfruttamento delle terre di un altro paese. Qual è il risultato? Il progressivo impoverimento dei paesi o addirittura dei sub-continenti che risultano affetti da queste politiche. Da queste situazioni prende origine la via delle migrazioni che noi ben conosciamo. La seconda questione è quella di modificare le regole del commercio internazionale. Le regole di Bretton Woods del 1944, da cui nacque l’Organizzazione Mondiale del Commercio. All’epoca il commercio era fatto da manufatti, oggi il commercio è costituito da tecnologia digitale. Mantenere inalterate regole di 80 anni fa in un contesto completamente mutato ha come implicazione quella di aggravare la situazione di questi paesi. In terzo luogo vanno cambiate le regole della finanza internazionale. L’esistenza di paradisi fiscali rappresenta un incentivo potente per i governi o i potenti di questi paesi africani di esportare in questi luoghi buona parte delle risorse finanziarie che dovrebbero servire per realizzare progetti di sviluppo autentico”.

Cooperazione allo Sviluppo: l’importanza del Sostegno a Distanza

“Qual è in questo scenario – ha concluso il professore – il ruolo delle ONG e di chi fa il Sostegno a Distanza? La strategia che sin dall’inizio il SAD ha intrapreso è una strategia vincente. Non si può andare avanti con menzogne e incomprensioni immotivate. La strategia del SAD è giusta ai fini della cooperazione allo sviluppo. Vi sono due tipi di filantropia che è dato riscontrare nella realtà: la filantropia emergenziale e quella strategica. Come i termini indicano quella emergenziale interviene in presenza di emergenze. Per esempio: scoppia un terremoto, uno tsunami, una pandemia. Qui la filantropia si mobilita per andare incontro ai bisogni di chi ne è toccato. Questo tipo di filantropia è sicuramente cosa buona, però non aiuta lo sviluppo. Perché questo è facilitato dalla filantropia strategica, che non interviene ex post, dopo che è avvenuto un evento straordinario, ma ex ante. Cioè interviene o per aumentare la resilienza dei territori cui si rivolge o per migliorare la capacità di una comunità di librarsi con le proprie ali. Ora, perché questa distinzione è diventata oggetto di attenzione? Perché a ottobre 2019, in America, è stato pubblicato un articolo a firma di Darren Walker, presidente della Fondazione Ford, una delle più potenti fondazioni americane. Questo libro ha un titolo rivelatore, “Dalla generosità alla giustizia”. Al di là delle parole, qual è il senso della sua tesi? Che la filantropia emergenziale e quella praticata negli USA, anziché diminuire le diseguaglianze le ha aumentate. In Italia di questo non si vuole parlare. Ora, se è arrivato Darren Walker, sulla scorta di indagini empiriche, a capire questo, bisognerà ragionarci su. La filantropia emergenziale non aiuta una popolazione svilupparsi, quindi tende ad aumentare la dipendenza e, quindi, le diseguaglianze. Perché, quando quell’aiuto sarà finito, le diseguaglianze saranno destinate ad aumentare. Il Sostegno a Distanza ha dall’inizio praticato la filantropia strategica. Chi fa SAD non si limita a portare aiuti ma investe sulla persona attraverso progetti che sono esattamente quelle azioni che operano in chiave preventiva e che hanno come effetto quello di rafforzare la resilienza. Le organizzazioni che fanno SAD, queste cose, le hanno capite dall’inizio, attuando quella che è una vera strategia di sviluppo, una strategia cioè che liberi dai lacciuoli che impediscono la libertà”.