Adozione in Cassazione: i bambini non si scelgono

famigliaGrande soddisfazione dal movimento dei genitori adottivi di Ai.Bi. per l’importante pronunciamento della procura della Cassazione che si è espressa in maniera favorevole sull’esposto presentato dall’associazione contro i decreti di idoneità dei Tribunali per i minorenni in cui si discriminava di fatto l’adozione di bambini di pelle scura.

Con questa rivoluzionaria posizione la procura della Suprema Corte ha aperto la strada all’abolizione dei vincoli che impediscono la concreta realizzazione del progetto adottivo: non solo il colore della pelle, ma anche l’età del minore e il suo stato di salute. Tali limiti nascono da una scorretta interpretazione della legge 184 (articolo 30 comma 2) dove si stabilisce che il decreto di idoneità del Tribunale può contenere “indicazioni per favorire il migliore incontro tra gli aspiranti all’adozione ed il minore da adottare”. Nella prassi però questa possibilità si è trasformata in un ostacolo all’adozione di alcune categorie di bambini: quelli di razza non europea, quelli non più piccoli o con problemi di salute. Anche perché nella maggior parte dei casi sono gli stessi Tribunali per i minorenni a imporre tali vincoli. E’ il caso di quello di Roma, presieduto da Melita Cavallo, che ha emesso decreti vincolati all’età del bambino da adottare, imputando alle difficoltà di inserimento di un figlio adottivo non più piccolo la causa dei fallimenti adottivi.

Da qui la richiesta di AiBi per una corretta interpretazione della legge 184 e la presentazione dell’esposto contro i decreti “razzisti” per far sì che questi ultimi non contengano elementi discriminatori, bensì la disponibilità delle coppie ad accogliere un minore abbandonato. La stessa ratio della legge 184 è infatti quella di garantire una famiglia ai bambini che non ce l‘hanno a prescindere dalle loro caratteristiche somatiche, dall’età, dalla condizione di salute.

Ecco che la procura della Cassazione, con questo pronunciamento, può far tornare e ribadire il significato originario della legge 184 e tracciare così un futuro dell’adozione internazionale libero da vincoli di qualsiasi sorta nell’accoglienza dei bambini. La procura della Suprema Corte ha dimostrato anche in questa occasione di essere un “faro” in tema di diritti dell’infanzia abbandonata, come è stato anche per la kafala – misura di protezione dei minori fuori famiglia prevista dall’ordinamento dei Paesi dell’Islam – riconosciuta come strumento di tutela anche all’interno del nostro ordinamento.