Le contraddizioni dell’Onu, che attacca il Vaticano sulla pedofilia, ma chiede apertura su aborto e contraccezione

vaticano350Sull’opportunità del richiamo dell’Onu al Vaticano circa la presunta tolleranza nei confronti degli abusi perpetrati da religiosi a danno di minori, si potrebbe parlare per ore: se già sotto il papato di Ratzinger, molto era stato fatto per cercare di contrastare il fenomeno, è risaputo che con l’avvento di Bergoglio, la Chiesa ha deciso di dare un ulteriore, deciso giro di vite al problema, arrivando persino a istituire – per volontà dello stesso Papa Francesco – una “task force” appositamente dedicata alla protezione dei minori.

A fare specie, più che altro, è la confusione che sembra regnare all’interno delle Nazioni Unite, o quanto meno fra i funzionari del Comitato per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia che hanno redatto il documento. Se a contare – come è giusto che sia – sono innanzitutto i diritti dei più deboli e indifesi, i bambini, come si può censurare l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei preti pedofili e contestare, allo stesso tempo, la mancata apertura della Santa Sede su temi come aborto e  contraccezione?

Una contraddizione troppo evidente, per non generare il sospetto che la vicenda sia stata costruita ad arte. Monsignor Silvano Maria Tomasi, capo della delegazione della Santa Sede a Ginevra, ha fatto subito riferimento a ben note “lobby”, che avrebbero influito sulla redazione di osservazioni, in realtà già scritte seguendo una linea ideologica.

Di fronte all’accusa, esplicita, di violare la Convenzione dei diritti dei minori, il Vaticano si è subito difeso con una nota, dove, nel ribadire l’impegno a difesa e protezione dei bambini, secondo i principi della Convenzione stessa e “i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica”, ha tuttavia tenuto a precisare di aver ravvisato un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa.

Intervenendo sulla Radio Vaticana, Tomasi ha inoltre voluto evidenziare l’incoerenza dei rilievi avanzati dall’Onu, sottolineando come la convenzione, nel suo preambolo “parla della difesa della vita e della protezione dei bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto! Certo, quando un bambino è ucciso, non ha più diritti!

Insomma, la sensazione è che si sia trattato più che altro di un pretesto per attaccare la Chiesa sui temi più caldi che riguardano i diritti e la famiglia. Quale nesso logico ci sarebbe, infatti, fra la tutela dei minori e le nozze gay, su cui pure sono stati chieste al Vaticano maggiori aperture?

In un certo senso – verrebbe da dire – ad “abusare” dei minori, questa volta, è stata l’Onu stessa: sfruttando in maniera strumentale una tematica delicata come quella della pedofilia (un fenomeno che, dal punto di vista statistico, è tutt’altro che esclusivo degli ambienti cattolici), ha sferrato un attacco ideologico che con l’interesse vero, reale e concreto dei bambini, ha poco o nulla a che fare.