«Bolivia: partiamo con la speranza di far riaprire le adozioni internazionali»

Una delegazione di Ai.Bi. Giovani parte per la Bolivia, Paese chiuso alle adozioni internazionali da ormai cinque anni, allorché nel 2007 non furono più rinnovati gli accordi con gli enti autorizzati italiani. Tanto che le ultime coppie adottive italiane che depositarono i loro dossier stanno partendo in questi mesi alla volta dello Stato andino.

Obiettivo di Ai.Bi.G., favorire il rinnovo degli accordi attraverso la sensibilizzazione delle autorità locali sui benefici dell’adozione internazionale. La delegazione va inoltre ad incontrare alcuni gruppi di ragazzi abbandonati e cresciuti senza mai imbattersi nella fortuna dell’adozione: coloro che il gergo tecnico chiama care leavers, i giovani maggiorenni usciti dall’istituto.

Non è un caso che a partire siano due ragazzi. Sono il ventenne Marco Carretta, presidente e portavoce di Ai.Bi.G., e la quindicenne Tatiana Salomoni, membro attivo tra i fondatori del movimento. Saranno accompagnati dal vicepresidente di Ai.Bi., Giuseppe Salomoni. Entrambi sono figli adottivi. In particolare, la giovanissima Tatiana fu adottata proprio dalla Bolivia. In programma c’è la visita presso associazioni di aiuto ai care leavers e presso radio e tv locali (Radio Laser 93 e Radio TV Fides), incontri presso l’alto commissariato dell’ONU per i diritti umani e con il Viceministro per le Pari Opportunità, Lili Karina Marconi.

«In Bolivia c’è un “piccolo problema”: non vogliono riaprire le adozioni internazionali – dichiara Marco Carretta, intervistato da AiBiNews -. Cosa che ci tocca personalmente. Per questo andremo a sensibilizzare le persone e le autorità a cui compete di dare un futuro a quei minori che non si sentono ancora chiamare figli».

Da figlio adottivo, come vivi questa partenza?
«Da giovane che lotta per i giovani, quelli che ancora combattono contro il proprio abbandono. In Bolivia per fortuna ci sono tantissimi giovani che si danno da fare per i care leavers, prendendoli in carico e offrendo loro corsi professionali e aiuti basilari per entrare in società. Il messaggio che andiamo a portare loro (e a tutti quei ragazzi che lavorano nelle associazioni che li aiutano a trovarsi una casa e un lavoro) è: “Non sei solo, io sono con te” ».

Incontrerete molti giovani che non hanno avuto la vostra stessa opportunità.
«Noi capiamo questi giovani. Rimangono in istituto per tutta l’infanzia e l’adolescenza, non hanno un padre e una madre capaci di trasmetterti quegli strumenti che ti permettono di andare avanti nella vita. Essere sostenuto da un educatore o chi per lui è altra cosa rispetto a essere cresciuti da una madre: non potrai mai sentirti, come dicevo, chiamato figlio da nessuno».

Tatiana è emozionatissima al pensiero di partire. È un’importante missione e per di più nella sua terra d’origine. «Tra l’altro sono stata la prima figlia boliviana ad essere adottata in Ai.Bi.», svela, con un filo tremante nella giovanissima voce. È convinta assertrice del Manifesto per una riforma della legge sull’adozione e lancia un appello per i bambini “grandicelli”: «Sono al corrente della cattiva situazione che riguarda le adozioni internazionali. Spero che si riesca ad andare avanti fino a incassare la vittoria, soprattutto di questi tempi nei quali è difficile adottare i ragazzi più grandi. So che le coppie italiane preferirebbero adottare bambini piccoli: ma non è giusto. Nell’adozione non ha senso l’età».