“L’orfanotrofio: anche volendo non se ne può parlar bene”

Francesca scrive:

Rendere l’adozione gratuita è il regalo più bello che si possa fare a tutti i bambini abbandonati, oltre che ai genitori che li adotteranno. Non tutti hanno la possibilità economica di poter affrontare queste spese, anche se comunque possono garantire un futuro dignitoso al bambino e cosa più importante tanto amore, di cui il bambino ha pieno diritto.

Io e mio marito non abbiamo figli (ci sono state 4 gravidanze con rispettivi aborti) e già da tempo avevamo pensato di intraprendere un’adozione. Quest’idea è diventata sempre più pressante, soprattutto quando abbiamo conosciuto una famiglia e il loro meraviglioso figlio adottivo. Un bambino di 10 anni,difficile da gestire (ma chi non lo è a quell’età e con un vissuto come il suo?), ma bisognoso di affetto, di coccole negate, di stabilità e sicurezze, e innamorato e orgoglioso di mamma e papà.

Purtroppo abbiamo dovuto abbandonare l’idea non appena ci hanno detto i costi da loro sostenuti. E io mi chiedo: perché lasciare un bimbo in un posto come l’orfanotrofio, che anche volendo non se ne può parlar bene, piuttosto che affidarlo ad una famiglia magari non agiata, ma disposta a mille sacrifici pur di non far mancare nulla al suo bambino?

Cara Francesca,

difficile per chiunque non essere d’accordo con quanto lei scrive: è evidente che un orfanotrofio non può certo essere paragonato a due genitori che amano il proprio figlio più di ogni altra cosa.

Non dovrebbero quindi esserci ostacoli, soprattutto economici, a una coppia che vuole restituire un futuro a un bambino abbandonato. Ma ecco, puntuali, direi quasi banali, le obiezioni di sempre.

L’adozione internazionale ha dei costi che non possono essere ignorati, chi vuole intraprendere questo percorso deve poterselo permettere anche economicamente.

Sono tempi difficili, lo stato non può farsi carico di altri costi, soprattutto se non sono assolutamente essenziali. E questi bambini comunque non muoiono di fame (cosa peraltro non sempre così vera: in Congo i bambini ospitati negli istituti rischiano di morire anche per fame).

Eppure basterebbe un po’ di coraggio, quello che purtroppo non riusciamo ad avere quasi mai in questo paese, per cambiare l’adozione internazionale in modo che sia gratuita per le aspiranti coppie adottive e, allo stesso tempo, non gravi il bilancio pubblico di un solo euro in più.

Come fare?

Eliminiamo i passaggi inutili, come quelli presso i tribunali dei minorenni, esigiamo enti autorizzati abbastanza grandi da potere avere strutture di costo efficienti, facciamo sì che tutti gli attori coinvolti, in primo luogo enti autorizzati e servizi sociali, lavorino in sinergia anziché fare magari due volte la stessa cosa.

Si può fare. Basta appunto un po’ di quel coraggio di cui dicevamo, il coraggio di cambiare in profondità le procedure relative all’adozione internazionale, toccando le rendite di posizione consolidate e accettando che le formalità burocratiche che andavano bene dieci anni fa possono non essere più adatte al mondo difficile e veloce di oggi.

Si può fare.

Grazie

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini