«Ha già una figlia biologica e vuole adottare? Lei è pazza»

Alessandra scrive:

Sono una mamma biologica, con ancora la possibilità di procreare e che da quasi 2 anni (si compiranno il 5 marzo) attende un giudizio dal Tribunale della mia regione in merito alla disponibilità all’adozione presentata da me e mio marito. Confermo e sottoscrivo quanto altri hanno già detto:c’è una profonda differenza tra la scelta di diventare genitori e la scelta adottiva. La cosa grave, e me ne sono dovuta rendere conto sulla mia pelle, è che spesso neanche i Servizi che ti dovrebbero accompagnare nella procedura pre-idoneità hanno piena consapevolezza di questa differenza. Durante il percorso fatto fino a qui, spesso, troppo spesso e nelle sedi più impensate, mi sono dovuta giustificare per questa scelta di adottare nonostante l’assenza di sterilità… Come se fossi una pazza, una frustrata oppure almeno una persona “con dei trascorsi non risolti”. Invece, io che sono al di qua di questa barricata, mi chiedo spesso come possa una mamma bio come me, che ha ricevuto e riceve quotidianamente il dono di assistere alla meraviglia della vita di sua figlia, non portare il suo pensiero (e la sua voglia di essere mamma) a quei bambini, che sono essi stessi meraviglia di vita ma che, per le varie circostanze della vita, non hanno accanto un papà e una mamma che li possano accogliere come il dono più grande. Ecco, è questo che mi chiedo da mamma…

Cara Alessandra,

ho vissuto 25 anni fa la tua stessa situazione e, nel leggere le tue domande mi sono veramente rivista giovane mamma con un figlio biologico di quattro anni e nel cuore il forte desiderio di dare una famiglia ad un bimbo attraverso l’adozione. Per me e mio marito era talmente normale questo desiderio che non riuscivamo davvero a capire le perplessità degli altri, specialmente quando queste perplessità arrivavano da chi avrebbe dovuto non solo capire, ma aiutarci e sostenerci nella scelta.

Quante volte mi è stato chiesto il perché di una simile decisione visto che non c’erano problemi di sterilità, affermando anche che nostro figlio meritava un fratellino “più simile a lui”; ebbene noi non abbiamo mollato, siamo andati avanti ed è arrivato il fratellino brasiliano. Ma non è finita qui, perché dopo 10 anni abbiamo ripresentato la dichiarazione di disponibilità una seconda volta e, sebbene siano puntualmente ritornate le critiche e le perplessità dei Servizi Sociali e del Tribunale stesso, abbiamo nuovamente concluso il nostro percorso adottivo ed è arrivato il terzo figlio dal Perù.

Ora, dopo tanti anni dalla realizzazione dei nostri sogni, mi sento di dirti che sempre più c’è bisogno di famiglie come la vostra perché voi testimonierete  a tutti che non c’è differenza tra i nostri figli di pancia o di cuore perché entrambi sono figli dell’Amore con i quali li accogliamo. Saranno i nostri figli a dimostrare a tutti che l’accoglienza adottiva non è un ripiego per chi, dopo averle tentate tutte, si accontenta poi di “adottare”,ma la vera e unica risposta all’abbandono; l’adozione è un atto di giustizia nei confronti di quei piccoli che desiderano con tutto il cuore una famiglia.

Se sentite forte questo desiderio, allora siete sulla strada giusta e non dovete avere paura di percorrerla. Se incontrerete degli ostacoli non scoraggiatevi, pensate a vostro figlio, perché quasi certamente vostro figlio è già nato e vi sta aspettando: questo pensiero vi darà certamente la forza di superare ogni difficoltà e tra qualche tempo gli potrete raccontare che lui era già nel vostro cuore quando ancora non vi conoscevate, perché la vostra famiglia non sarebbe stata completa senza di lui!

Un abbraccio forte.

Maria Teresa Giacomelli, responsabile regionale per il Piemonte di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini