«Sostenere a distanza un bambino abbandonato è utile o no?»

Salvatore scrive:
Io e la mia famiglia siamo da poco sostenitori a distanza di un ragazzo di 11 anni. Siamo molto felici di avere iniziato questa nuova impresa, anche se all’inizio era difficile far decollare il dialogo con lui (il piccolo non aveva idea di che cosa scriverci). Vive in un istituto in Russia e non è mai uscito di lì, non ha mai visto una famiglia. Gli abbiamo mandato foto nostre e dei regali, gli abbiamo chiesto in cambio di farci sapere come va a scuola. Ci teniamo moltissimo a fargli avere sempre due righe scritte dai nostri figli. I volontari ci dicono che da quando lo “teniamo con noi” a distanza è cambiato da così a così: ride e scherza con i compagni, gli piace ascoltare gli educatori… Tutti non fanno che ringraziarci. Siamo contenti di aiutarlo, ma a noi sembra un gesto così piccolo, specialmente in confronto a quello di cui avrebbe bisogno: uscire dall’istituto. Se possiamo, cerchiamo sempre di invogliare chi conosciamo a fare un sostegno a distanza, ma a volte ci sentiamo dire: “E a che cosa serve?”. Tutto quello che sappiamo è che continueremo in questo gesto che, anche se piccolo, può aiutare a fare tanto per i ragazzi come il nostro.

 

Caro Salvatore,
ecco un gesto che può risvegliare la speranza!
«…Qualcuno si sta interessando a me, proprio a me; qualcuno che non conosco a cui sto a cuore, qualcuno che mi pensa e che desidera veramente che io stia bene… in un posto lontano ci sono delle persone che a me ci tengono davvero, e che mi vogliono aiutare… che sono interessati al mio successo scolastico, ai miei interessi, al mio quotidiano…».
Dopo tanto tempo si affaccia nell’esistenza di un bambino un segnale di interesse da parte di un adulto o di una famiglia e in un istante si accende una scintilla in quella cenere rimasta troppo tempo spenta e sopita… e si alimenta il fuoco della vitalità…
Il sostegno a distanza aiuta il bambino ad avere un futuro, a non sentirsi solo e in lui l’effetto emotivo è quello di entrare a far parte di una vera relazione umana fatta di quegli interessi e di quegli affetti che per diverse ragioni non sono possibili nel suo contesto; tra il minore e il sostenitore si instaura un vero e proprio legame affettivo che dura nel tempo e proprio per questo scandisce l’evoluzione del bimbo nelle sue diverse tappe e lo fanno sentire al centro dell’interesse e di una relazione; al di fuori della relazione infatti qualunque bambino finisce per sentirsi inutile, solo e senza motivazioni per procedere nella sua crescita fisica e psicologica. Una relazione a distanza innesca la percezione di qualcuno che si prende cura dell’altro e un bambino lo sente in modo profondissimo, per lui è determinante per lo sviluppo della motivazione ad investire ancora nella vita.
Anche il contatto epistolare assume un enorme valore perché aiuta il bambino a sentirsi parte di un processo mentale che nutre e risveglia il suo desiderio verso il mondoessere pensato è uno dei migliori doni che un  bambino possa ricevere!

Maria Elisabetta Rigobello, psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini