Cerignola(FG). Rosa Manduano: “Come demolire le paure di chi si avvicina alla adozione internazionale ?”

bambinoL’adozione non è roba da supereroi. Per questo più del miglior manuale, per gli aspiranti genitori adottivi aiuta il confronto con una famiglia ‘normale’ che quel percorso straordinario ha già fatto. Da questa certezza sono nati gli Spazi Famiglia di Amici dei Bambini, un servizio che si propone di supportare chi si avvicina all’adozione mettendo loro a disposizioni mamme, papà e figli adottivi; e soprattutto famiglie che vivono magari nello stesso territorio di chi si affaccia a questa scelta, ma porta con sé mille dubbi e paure.

Tra i 16 Spazi Famiglia attivi su tutto il territorio nazionale, i coniugi Rosa e Gerardo Manduano gestiscono quello di Cerignola (provincia di Foggia). Insegnante lei, piccolo imprenditore lui, hanno adottato ormai tre anni fa un bimbo peruviano.  In nove mesi hanno risposto telefonicamente a chiunque li contattasse, in qualche caso hanno anche organizzato per gli utenti incontri diretti.

La signora Rosa fa un primo bilancio delle necessità emerse: “Le maggiori paure sono legate all’iter necessario per ottenere l’idoneità: molti sono spaventati e non sanno come rapportarsi con i giudici. Altri invece sono preoccupati per i costi dell’adozione internazionale e per i tempi di attesa”.

E come si fa a demolire queste paure? La signora Rosa non ha dubbi: “Io dico loro che l’ansia è normale: anche quando si concepisce naturalmente un figlio, ci sono mille paure sulla salute del nascituro. L’adozione in fondo è un po’ come una nascita. E una cosa è certa: la gioia alla fine del percorso è la stessa! Per il resto, quello che ripeto a chi è frenato dalle preoccupazioni sulle lungaggini burocratiche è che bisogna solo essere consapevoli e determinati. Più che ostacoli, ci sono step. La vita è fatta di step, senza i quali non ci sarebbero nemmeno gli obiettivi”.

Questo basta? No. Mamma Rosa per ogni donna che si avvicina con l’obiettivo di ricevere informazioni (sono rari gli uomini che telefonano), tira fuori il suo asso nella manica. Ovvero il rapporto meraviglioso che ha vissuto fin dal primo momento con il suo bambino. “Perché- spiega lei- mio figlio aveva dieci anni quando siamo andati a prenderlo. Aveva un’età sufficiente per capire che quella era la sua occasione per vivere una vita più serena”.

Alle aspiranti mamme adottive, la signora Rosa non tralascia mai di sottolineare che in qualche parte del mondo c’è davvero un figlio che le attende. E lo fa descrivendo lo strazio e l’emozione fortissima  vissuta da lei e da suo marito nell’ istituto dove viveva il loro bambino. “Mi son ritrovata accerchiata da tanti bimbi, qualcuno si era attaccato alle nostre gambe: avrebbero voluto essere nostri figli, ma poi festeggiarono con profonda malinconia il loro amichetto, che andava via per sempre. Sapevano bene che per loro la realtà restava ancora l’istituto”.