Argentina. Nel ‘granaio’ del mondo oltre 200 mila bambini muoiono ancora di fame

argentinan Argentina si consuma una tragedia talmente ingiusta da sfiorare il grottesco. Il Paese che esporta carne e grano in tutto il mondo, che ha un prodotto alimentare annuo capace di sfamare per cinque anni un Paese grande come l’Italia, non riesce ad assicurare la sopravvivenza dei suoi figli. Su 37 milioni di abitanti (su una superficie grande otto volte l’Italia) in Argentina ci sono otto milioni di bambini poveri: quattro di questi sono addirittura indigenti, cioè non riescono a soddisfare il fabbisogno quotidiano di calorie.

Nel 2002 i bambini morti di in media sono stati almeno tremila. Il 63% dei nati dello stesso anno sono figli di famiglie indigenti. Il che significa che 220.000 bambini sono costretti a lottare con la fame dal loro primo giorno di vita.  Per fare un esempio, a Tucumàn, città un tempo famosa per la canna da zucchero, l’82% dei bambini è denutrito e il 60% soffre di parassitosi legate all’indigenza.

La situazione non migliora nella provincia di Salta (nel Nord dell’Argentina)  dove, è recente la notizia della morte di quattro bambini per denutrizione (negli ultimi cinque mesi) che ha suscitato una forte polemica in tutto il Paese, con durissime critiche contro il governatore Juan Manuel Urtubey,  che ha dovuto ammettere: “La denutrizione dei minorenni perdura a Salta e continua a ferirci ancora. Abbiamo fatto grandi sforzi, ma non siamo riusciti a recuperare il 100% dei bambini”. Secondo l’’Istituto di studi del mondo del lavoro e su temi di diritto economico (Ielde) dell’Università di Salta, sono oltre 15mila i bambini con deficit di nutrizione, per lo più figli di etnie indigene “wichi” “quom”. Tra le cause, “la povertà strutturale nella quale nascono e vivono questi bambini: realtà che, a suo giudizio, non potrà purtroppo essere cambiata da un giorno all’altro”. Il governatore Urtubey, intanto, ha affermato: “Si tratta di un problema non risolto, che non è legato soltanto alla mancanza di cibo. Esiste ancora un’importante carenza delle infrastrutture socio-sanitarie. Abbiamo investito oltre 600 milioni di pesos, ma la mortalità infantile è anche dovuta all’acqua di cattiva qualità e alla mancanza di adeguate reti di fognature”.

Urtubey parla anche del “problema dell’eterogeneità culturale”, in particolare al dialetto dei “wichi” che renderebbe più difficile l’approccio e l’assistenza dei medici. Malgrado queste giustificazioni, la morte per denutrizione di un bambino in una Argentina che da sempre vanta di essere “il granaio del mondo” non può non colpire e indignare fortemente e dovrebbe obbligare a uscire dall’indifferenza.

Fonte: www.agensir.it