Caso Antinori. Caos eterologa, un’infermiera accusa: “Operata contro la mia volontà per il prelievo di ovociti”

antinoriEmbrioni umani ottenuti da ovociti prelevati contro la volontà della “donatrice”. È quanto potrebbe aver provocato il professor Severino Antinori. Il ginecologo, pioniere della fecondazione assistita in Italia, dal 13 maggio è infatti agli arresti domiciliari nella sua casa romana con l’accusa di avere letteralmente “rapinato” gli ovuli di una giovane spagnola costretta con la forza a sottoporsi a un intervento. Molti aspetti della vicenda sono ancora da chiarire, ma in ogni caso quanto si presume sia accaduto nella clinica “Mastris” di Milano sarebbe a dir poco disumano.

La ragazza, un’infermiera 24enne, si sarebbe rivolta ad Antinori per ricevere un suo parere su una cisti ovarica. In risposta sarebbe stata prima sottoposta a una terapia ormonale, poi sedata e operata contro la sua volontà con il prelievo di ovociti. Al risveglio, la donna si sarebbe resa conto dell’accaduto e avrebbe chiamato il 112, approfittando di un momento di assenza del ginecologo. Quel che pare certo è che in ospedale, sul corpo della giovane spagnola, sarebbero state riscontrate ecchimosi riconducibili all’utilizzo di lacci che potrebbero essere stati impiegati per bloccarla sul lettino.

I fatti risalirebbero all’inizio di aprile, ma la vicenda sembrerebbe ben più articolata e lascerebbe intravedere scenari se possibile ancora più inquietanti. Ai magistrati milanesi, infatti, la ragazza, in possesso di diploma di infermiera, ha raccontato di essere stata avvicinata da Antinori in un ristorante del capoluogo lombardo. Qui il medico le avrebbe proposto un lavoro come infermiera nella sua clinica, offrendole anche di pagarle un alloggio. Dopo aver accettato l’impiego, la donna avrebbe firmato un programma di donazione di ovociti. Poi avrebbe cambiato idea, ma pare che a quel punto il ginecologo non abbia voluto sentire ragioni. L’ipotesi, insomma, è che Antinori abbia allestito una sorta di rete di reclutamento per donatrici di ovuli in cambio di denaro.

Le indagini stabiliranno circostanze e responsabilità, ma di certo ci sono 6 embrioni – 6 vite umane! – sequestrati dalle forze dell’ordine nella clinica milanese di cui al momento non si conosce l’origine biologica. Se le accuse a carico del medico venissero confermate, avremmo infatti una madre genetica che non ha dato il suo consenso e una o più coppie di committenti in cui uno o più uomini sono padri biologici e una o più donne si preparavano a ricevere gli embrioni e diventare madri gestazionali. Senza contare che, per il seme maschile, si potrebbe anche essere ricorsi a donatori e che, in tal caso, i committenti non avrebbero alcun legame biologico con gli embrioni. Il che complicherebbe ancora di più la situazione. Un vero e proprio rompicapo che apre la strada a mille interrogativi etici.  Se si diventa genitori per contratto, che cosa succede se si scopre che questo non era valido? Se la donna è madre genetica contro la propria volontà – come sarebbe accaduto alla 24enne spagnola – e il padre biologico invece ha dato il proprio consenso, di chi sono gli embrioni? E chi può deciderne la sorte? A 2 anni dalla sentenza che ha abolito il divieto di eterologa in Italia, questo è il rispetto riservato alla vita umana da questa sorta di nuova frontiera della procreazione a tutti costi.

 

Fonti: Avvenire, Il Messaggero, Vanity Fair