Cosa è l’accoglienza giusta? Acquistare i cibi all’African shop. L’esempio di Ai.Bi.

victoria-lateefAccogliere non vuol dire solo dare un posto letto e un piatto caldo. La giusta accoglienza è prendere per mano chi proviene da una situazione drammatica e accompagnarlo verso una vera integrazione. Soprattutto se i protagonisti di questo processo sono i più fragili: bambini e famiglie che arrivano da lontano e hanno vissuto la guerra, la violenza e la miseria.

Amici dei Bambini è un esempio di come questa forma di accoglienza possa diventare realtà. Lo ha sottolineato un recente rapporto pubblicato dalla onlus Naga che ha condotto un’indagine sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo a Milano e provincia. Nella relazione finale si mettono in evidenza i punti di forza, le criticità e le modalità operative di numerosi enti gestori di centri di accoglienza. Tra questi, alcuni basano il proprio sistema di ospitalità sui grandi numeri, mentre altri, preferendo dedicarsi a quantità più ridotte, riescono a effettuare un lavoro specifico a seconda di chi viene accolto.

Tra questi ultimi c’è proprio Ai.Bi. che, da agosto 2015, nell’ambito del progetto Bambini in Alto Mare, gestisce in provincia di Milano “La Tenda di Abramo”, un centro pensato per accogliere famiglie di richiedenti asilo con bambini e donne incinte, fino a un massimo di 20 persone. Una realtà di cui, nel rapporto del Naga, vengono evidenziati numerosi punti di forza.

Una delle strategie vincenti adottate dagli operatori di Ai.Bi. – tutto personale qualificato e assunto regolarmente – è stata quella della “spesa partecipata”. Per conciliare abitudini alimentari e culturali diverse e venire incontro alle esigenze imposte dalla dieta delle gestanti, si è deciso di accompagnare 2 volte al mese gli ospiti della struttura ad acquistare determinati prodotti alimentari dall’African Shop.

Altro punto di forza dell’accoglienza targata Ai.Bi. è la capacità di seguire i migranti a 360 gradi dal punto di vista sanitario. “La Tenda di Abramo” garantisce infatti assistenza pediatrica presso il più vicino ospedale e psicologica con la presenza di uno psicologo in giorni fissi, oltre che attraverso incontri periodici su varie tematiche.

Nel rapporto del Naga si da spazio anche alle attività organizzate dagli operatori di Ai.Bi. per aiutare i richiedenti asilo a inserirsi nel tessuto lavorativo e sociale. Costante, per esempio, la collaborazione con i centri dell’impiego “per avviare borse lavoro e per inserire le persone accolte in corsi di formazione professionalizzanti”. “Con il supporto di volontari – si legge nel rapporto -, vengono organizzate attività formative, come, una volta alla settimana, un laboratorio sartoriale”. Senza dimenticare i corsi di alfabetizzazione di base, realizzati in collaborazione sia con altri soggetti volontari che con insegnanti privati.

Senza dimenticare l’assistenza legale, la sorveglianza notturna e il confort di una struttura di accoglienza realizzata all’interno di un piccolo edificio circondato da un giardino esterno.

Accogliere con queste modalità interi nuclei, seguirne il processo di integrazione di ogni componente e garantirne la tutela dei rapporti familiari è una piccola grande impresa. Un’impresa per la quale la retta giornaliera messa a disposizione dallo Stato per ogni richiedente asilo, pari a 34,50 euro, è del tutto insufficiente. Ai.Bi. riesce a portare avanti il suo modello di giusta accoglienza grazie soprattutto alla generosità di tanti donatori e sostenitori. Per continuare ad accogliere famiglie di migranti con i loro bambini in modo da offrire loro la possibilità di una vera integrazione serve un impegno continuativo: con un sostegno a distanza per il progetto Bambini in Alto Mare anche tu potrai aiutarci a realizzare la nostra missione.