Torino. Francesca (Casa Famiglia Il Sorriso). “Arrivano tristi, confusi, spaesati. Poi, come per incanto, sul volto di quei bambini vedi fiorire un sorriso”

sorrisoMi chiamo Francesca e sono quattro mesi che sono la Responsabile della Casa Famiglia “il Sorriso”, nonostante le giornate storte non manchino mai, posso dire con sicurezza che amo il mio lavoro.

Quando suono il campanello, sento dall’altra parte della porta, numerosi passi affannati che si avvicinano. Passi che per quanto siano generati da piedini così piccoli e leggeri, per un curioso fenomeno della fisica, pare si stia avvicinando un esercito militare poco ordinato e maldestro. Quando la porta viene aperta, ognuno con la sua voce e con i suoi tempi esclama “Checca!” e tu sorridi, perché quel momento che ormai è una routine, un rito quotidiano, ancora ti sorprende e ti riempie di gioia perché non è solo lavoro, è qualcosa di più.

La giornata scorre tra piccole conquiste e capricci altalenanti, spesso accompagnati da pianti i cui acuti sono ammirevoli. Di conseguenza, ogni mese, vedi aumentare la tua perdita uditiva, ma sai bene il perché. Sai anche, che in Casa Famiglia, i parenti non sono il punto forte della vita dei bimbi ospitati e che quei capricci, in realtà, celano delle mancanze affettive devastanti, ma con la costanza, la pazienza e tante coccole, quei vuoti li riempi,  anche se con i bambini non condividi lo stesso sangue.

Prima di arrivare in Casa Famiglia non avevo mai lavorato con bambini di questa età, ma poi ho capito che i maestri sono loro. Si, sono proprio le piccole creature, che con le loro espressioni e il loro vocabolo così semplice, ma intenso, ti mostrano quali sono i loro bisogni e, tutti insieme, si passa la giornata cercando di renderla un capolavoro.

Ma la Casa Famiglia non è solo questo. Dietro a ogni bimbo c’è una lunga storia, la cui trama è composta da molteplici figure da riunire una volta ogni qualche mese per poter parlare di come quella storia dovrà proseguire. Ed io, insieme ad Antonina -la mamma della Casa Famiglia- mi batto per loro, per le scelte migliori, ma purtroppo non siamo oracoli e non potremo mai sapere se la fine della storia sarà lieta.

Per questo motivo, impari soprattutto a fare andar bene un tempo ben preciso: il presente. Da quando si svegliano a quando vanno a dormire, il nostro intento è quello di non far mancare niente ai bambini. Il nostro progetto è quello di educarli e accudirli, che sia per un giorno o per un anno. L’obiettivo è di dar loro quello di cui hanno bisogno, vivendo sempre nel paradosso educativo tra la concessione e la restrizione. Arrivano tristi, confusi, spaesati. Alcune volte hanno dei lividi disegnati sulla loro pelle, è brutto saperlo, ma è anche questa la realtà che ci circonda. Giorno dopo giorno, come per incanto, proprio sul volto di quei bambini dallo sguardo vuoto, vedi fiorire un sorriso e capisci che allora stiamo lavorando bene. E anche se a fine giornata non c’è nessuno che ti fa un applauso: per aver cambiato i pannolini, per aver insegnato una parola nuova, per aver mediato una litigata tra chi voleva sedersi a sinistra e invece si è dovuto sedere a destra, per aver trovato le parole giuste per far fronte a un momento di malinconia nei confronti di un genitore che non c’è e ti chiedono come mai non è qui con me? – Perché va bene lavorare, ma non starà lavorando un po’ troppo papi che non lo vedo da mesi?-, per aver risposto sufficienti volte al telefono in cui si sono apprese più notizie spiacevoli che piacevoli, per aver fatto la stessa cosa per sei volte perché i bambini sono sei e tutti vorrebbero essere aiutati, anche chi ce la fa da solo – Ma un’attenzione in più non me la voglio perdere e quindi faccio finta di non saperlo fare -, per aver mantenuto la pazienza di un monaco tibetano fino a fine giornata.

Si è pronti per ricominciare un nuovo giorno perché non vedo l’ora di sentire quell’esercito urlare “Checca”. Con questo fiume di pensieri emozionali, vorrei ringraziare Antonina perché è una valida collega e Ai.Bi per avermi dato fiducia e un incarico così importante.

Ai.Bi è anche questo: piccole, ma grandi realtà. Questo è quello che Ai.Bi, e chi sostiene Ai.Bi, ha reso possibile.