Terremoto nel Centro Italia. Dall’Emilia arriva la macchina della solidarietà che fa adottare le mamme in difficoltà

Soldati scavano tra le macerie ad Amatrice, 26 agosto 2016 (ITALIAN ARMY PRESS OFFICE ANSA)
Soldati scavano tra le macerie ad Amatrice, 26 agosto 2016
(ITALIAN ARMY PRESS OFFICE ANSA)

“Dobbiamo fare qualcosa per quelle mamme”. È la mattina del 24 agosto quando, a Finale Emilia, squilla il telefono di Antonella Diegoli, anima del locale Movimento per la Vita. Dall’altra parte del filo c’è Luisa, una donna che, a maggio del 2012, quando un violento terremoto colpì l’Emilia, era incinta. Informa Antonella che, poche ore prima, un sisma ha distrutto interi Comuni delle zone interne di Lazio e Marche, in particolare i Comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Anche lì ci sono tante mamme con i loro figli piccoli o donne in attesa. Tanto che, poco dopo, arriva un’altra telefonata. È Maria Laura del Movimento per la Vita di Rieti: “Antonella, qui abbiamo una mamma che ha bisogno d’aiuto”. Così si rimette in moto la macchina dell’assistenza dedicata proprio alle donne in difficoltà.

Nel 2012, quando ci si rese conto che tra gli sfollati del terremoto in Emilia c’erano anche tante donne in gravidanza, Antonella ebbe l’idea di un “pronto soccorso emotivo”. Una schiera di volontari si mise al servizio delle mamme in difficoltà: 20 quelle assistite nelle prime ore dopo il sisma, oltre 200 quelle raggiunte in seguito, molte rimaste in contatto fino a oggi. Un servizio simile non è previsto dal Servizio sanitario nazionale e dalla Protezione Civile.

Così, appena saputo della tragedia che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto, il Movimento per la Vita di Finale si è messo in rete con quelli di Rieti e Ascoli Piceno. I volontari hanno immediatamente iniziato a incontrare i responsabili delle tendopoli e dei servizi d’emergenza del territorio, offrendo sostegno alle donne in gravidanza o con bambini appena nati, fornendo, tra le altre cose, anche passeggini, giochi e pannolini.

“Se la cosa funziona – auspica Antonella -, potremmo riproporre il modello per tutte le mamme che ci chiederanno aiuto, da una parte, e che ce lo offriranno dall’altra. È incredibile come si sia creato questo ponte tra l’Emilia e il Centro Italia, come la solidarietà abbia creato immediatamente la risposta a un bisogno”.

A dimostrare l’importanza di un tale intervento ci sono le statistiche che spiegano quanto sia drammatico diventare madri nel deserto lasciato da un terremoto. Molte, soprattutto nel primo trimestre, non ce la fanno: gli aborti spontanei sono fra le prime conseguenze di un evento così tragico. A queste, bisogna aggiungere l’ansia e la depressione che colpiscono anche le donne che riescono a portare a termine la gravidanza: effetti che si ripercuotono poi anche sui neonati.

 

Fonte: Avvenire