Il Governo ha messo realmente in agenda il rilancio della adozione internazionale? Di Biagio (Ap): “Troppo ritardo nella nomina dei nuovi vertici CAI”

di-biagio4Come si intende affrontare l’impasse della CAI? Vi è realmente l’intenzione sul breve periodo di indicare un nuovo Vice Presidente della Commissione adozioni internazionali? E ancora, si intende avviare un percorso di riforma del comparto amministrativo delle adozioni internazionali che preveda la transizione della CAI presso il MAECI (Ministero Affari Esteri e Cooperazione)?

Questi sono i principali interrogativi che pone il senatore di Area Popolare Aldo Di Biagio che ha presentato un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Ecco di seguito il testo integrale dell’interrogazione.

Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,

per sapere, premesso che:

il numero delle adozioni in Italia ha subito un importante contenimento: sebbene tra il 2014 ed il 2015 vi sia stata un timida flessione in rialzo, il crollo del numero di procedure adottive ha subito un calo prossimo al 50% dal 2010 al 2015;

sebbene si continui a rintracciare in molteplici ragioni quelle legittimanti il suddetto contenimento, in primis correlate all’indisponibilità economica delle famiglie in uno scenario di evidente crisi, non si può astrarre l’analisi di tale trend dallo scenario legislativo-amministrativo entro il quale sono disciplinate le procedure adottive e che afferiscono in particolare al deficit funzionale che ha condizionato l’operatività della Commissione per le adozioni internazionali (CAI) nell’ultimo triennio;

nello specifico, risultano evidenti le disfunzioni del sistema Italiano legate a una frammentazione di informazioni, assenza di collegialità degli organi competenti, assenza di confronto e prospettive programmatiche finalizzate alla migliore attuazione della mission delle adozioni internazionali;

la consapevolezza di tale scenario è stata conclamata da una molteplicità di iniziative politico-parlamentari tutte orientate a segnalare la sofferenza del comparto e la sussistenza di una molteplicità di vincoli e limiti tali da condizionare le dinamiche di accesso e attuazione delle procedure adottive in Italia e la compromissione dell’operatività degli addetti ai lavori, in particolare enti ed associazioni: malgrado atti di sindacato ispettivo, iniziative e appelli la Cai nel corso degli ultimi anni non ha dato riscontri alle famiglie adottive nonché alle associazioni che operano per la difesa dei diritti dei minori abbandonati;

a tale scenario si aggiunge il fatto che lo scorso 13 febbraio 2017 è scaduto il mandato triennale della Vice Presidente della Commissione Adozioni Internazionali (CAI), dott.ssa Silvia Della Monica, e a distanza di oltre un mese non risultano essere state delineate – ufficialmente – prospettive di riorganizzazione e soprattutto non si procede all’individuazione della nuova nomina apicale, determinante per il corretto funzionamento di una struttura che negli ultimi anni è stata oggetto di una inaudita impasse operativa commentata e monitorata con una molteplicità di atti parlamentari;

a ciò si aggiunge il fatto che si rincorrono sulla scena mediatica ipotesi, più o meno attendibili, di profili “candidati” per il suddetto mandato, ma il silenzio del Governo sembra confermare l’insussistenza di un progetto chiaro, con il rischio di procrastinare oltre tempo uno scenario già complesso e devastante entro cui è stato trascinato il comparto delle adozioni internazionali, che – di contro – meriterebbe un celerità operativa e funzionale da parte dell’organo istituzionale di riferimento;

sul tema del futuro del comparto e del deficit funzionale della CAI al momento è anche riscontrabile una sorta di “trincea mediatica” nella quale si osserva la contrapposizione tra soggetti istituzionali e addetti ai lavori attraverso la quale si diffonde la cultura del sospetto e della confusione, in uno scenario che meriterebbe trasparenza, chiarezza e correttezza: tutto questo risulta essere notevolmente in contrasto con quanto discusso nell’ambito del piano nazionale infanzia e adolescenza, che ha come obiettivo generale il rafforzamento “della genitorialità attraverso azioni atte a rinforzare il sistema di promozione, prevenzione e protezione dei bambini in situazione di vulnerabilità attraverso l’azione di sostegno alla genitorialità nei diversi contesti di vita” e tra le cui azioni è prevista l’”Attivazione di un tavolo permanente inter-istituzionale sullo stato di attuazione, sulla valutazione e su eventuali necessità di aggiornamento della L.184/83 e s.m.i. che operi attraverso il confronto con le associazioni familiari impegnate nel settore, gli enti autorizzati e gli ordini professionali interessati che veda tra i promotori, tra gli altri, la stessa CAI, i Dicasteri Competenti e le associazioni del terzo settore;

un ulteriore limite del comparto si riscontra nell’esigenza di collocazione dello stesso nello scenario istituzionale più consono: infatti il comparto afferente la gestione delle adozioni internazionali dovrebbe rientrare nella sfera d’azione della politica estera italiana ed in quanto tale delineata, con strategie e mission specifiche, dalle linee programmatiche del Governo ciò comporterebbe – in primis – lo spostamento della CAI dalla Presidenza del Consiglio al Maeci:

l’impasse, delineata in premessa ed evidenziata in molteplici atti parlamentari, che condiziona la gestione istituzionale della disciplina delle adozioni internazionali e l’assenza di una proposta sistemica e programmatica da parte del Governo lasciano quasi supporre che sussista una volontà più o meno recondita di scardinare l’attuale configurazione, legislativa ed amministrativa, del comparto al fine probabilmente di soppiantare l’attuale scenario con altri modelli organizzativi, ad esempio quello di gestione totalmente pubblica del comparto, o con l’ipotesi di favorire la promozione di formule alternative di genitorialità, in primis quella afferenti al variegato settore della maternità surrogata, con il conseguente esito – discutibile – di ridimensionare ulteriormente e in maniera drastica la mole di domande di adozioni, probabilmente non considerate più come valore aggiunto per il tessuto sociale italiano;

come si intende affrontare l’impasse della CAI così come delineata in premessa e in molteplici atti di sindacato ispettivo e se vi è l’intenzione sul breve periodo di indicare un nuovo Vice Presidente;

se si intende avviare un percorso di riforma del comparto amministrativo delle adozioni internazionali che preveda tra le altre cose la transizione della CAI presso il MAECI,

quale è il valore che si intende dare al comparto delle adozioni internazionali attualmente scenario di abbandono istituzionale, su cui urge un percorso di riforma legislativa invocata da tutti gli addetti ai lavori e se si intende avallare questa istanza.