Adozioni internazionali. Ai.Bi propone la costituzione di un Comitato Promotore per la candidatura al Premio Nobel per la Pace delle famiglie adottive

Non ha un nome né un cognome. Non un profilo “istituzionale”. Non ha interessi da difendere e sponsor potenti. Ma è un candidato flessibile, credibile, capace di parlare e ascoltare tutte le lingue del mondo. Quella che sembra solo una provocazione è invece una proposta seria e intrisa di valori: per la famiglia adottiva come Premio Nobel per la pace ora c’è una possibilità. E a dargliela è Ai.Bi. Amici dei Bambini da sempre in prima linea nella lotta all’abbandono e la cui mission è dare una mamma e un papà al bambino abbandonato affinché questo torni ad essere figlio.

Perché quelle che hanno scelto di aprire le porte delle loro case e dei loro cuori a bambini abbandonati in ogni angolo del mondo, compiono il più alto gesto di giustizia che non può passare inosservato. Che anzi deve essere sottolineato e riconosciuto. Anche pubblicamente.

Già, perché a volte ci si dimentica che l’adozione di un figlio, oltre che un atto di generosità costretto a passare da difficoltà, rifiuti e rallentamenti burocratici, porta con sé il desiderio di abbattere i pregiudizi di un mondo ancora incapace di integrare e rispettare.

Le stime parlano di almeno 168 milioni di bambini soli: la consegna del Nobel per la pace potrebbe rappresentare una spinta a farsi forza e coraggio per rendere giustizia a degli innocenti.

Il calore di una casa, di una famiglia, di una vita “normale”. “Un mondo fondato sulla collaborazione tra popoli, che per secoli si sono fronteggiati in continui conflitti dagli esiti spesso drammatici per l’umanità tutta, può essere raggiunta solo ‘a partire dal basso’, con un movimento collettivo che – si legge nell’appello lanciato da Ai.Bi. – cominci proprio da chi più soffre nelle guerre: i bambini e le loro famiglie”.

E ancora: “Quale padre, quale madre rappresenta meglio la perfetta integrazione di culture, formazioni, vissuti diversi, il perfetto pacifico legame fra Paesi distanti anche migliaia di chilometri, di un genitore adottivo? La diversità è una ricchezza, un arricchimento, una garanzia di futuro e le famiglie adottive ne sono la dimostrazione viventeLa strada dell’accoglienza è la via di una capillare integrazione, come opportunità per la pace e la democrazia”.

Per questo Ai.Bi  propone la costituzione di un Comitato Promotore per la candidatura al Premio Nobel per la Pace delle famiglie adottive, di tutti quei genitori che accolgono un bambino abbandonato e che si fanno carico del dialogo, della comprensione, della cura, interculturale e interraziale. Giorno dopo giorno, costruiscono una società dell’accoglienza e un ponte di solidarietà fra Paesi. Sono operatori di pace e di giustizia che in silenzio contribuiscono alla pacificazione, alla stabilizzazione e alla prevenzione dei conflitti, attraverso la conoscenza reciproca dei popoli e la reciproca solidarietà.

La proposta di aderire al comitato sarà rivolta a tutte le componenti della società civile, dalle associazioni ai volontari, associazioni di tutela infanzia e  passando, perché no?, dalla politica così che siano premiate, senza inutili glorificazioni, le persone di buona volontà.

Infine, ma non per ultimo, il Nobel per la pace rappresenta il primo passo per cambiare la mentalità corrente sull’adozione: non più un atto privato della coppia, ma un atto di giustizia, che ristabilisce un diritto negato e, per troppo tempo, disatteso, il riconoscimento che ogni minore deve vivere con un padre e una madre.

Sia la comunità internazionale a trovare le giuste forme, insomma, anche attraverso l’attribuzione alla Famiglia Adottiva del Premio Nobel per la Pace, per far conoscere, valorizzare e proporre come esempio il loro impegno tanto importante per la crescita umana del mondo.