Quando l’accoglienza rende accoglienti. Da migrante in fuga a volontario della Croce Rossa per aiutare gli altri.

Christophe è arrivato nel nostro Centro di prima Accoglienza “ La Tenda” nel 2015.  Sono gli occhi lucidi e commossi di Micaela – coordinatrice della casa di accoglienza “ La Tenda” – più che la sua voce a raccontarci la storia di Christophe, uno degli ospiti accolti nel centro.

Sono già passati due anni: due anni di attesa senza risposte, sfiancante, che paralizza in un limbo da cui sembra difficile uscire, continua Micaela.

Ma Christophe non è tipo da perdersi d’animo: nell’attesa di una risposta non è rimasto fermo con le mani in mano a guardare la televisione. Fin dai primi mesi ho un netto ricordo di Christophe che chiedeva se fosse possibile “magari un giorno” che anche lui potesse aiutare chi arriva in Italia sfinito da un viaggio atroce, dove dolore e morte si confondono con la speranza.

Ricordo – racconta Micaela – di avergli detto, quasi due anni fa, che con impegno e volontà poteva riuscire nei suoi intenti. Sono passati i mesi.

Christophe ha studiato, prima di tutto l’italiano, perché è consapevole di quanto sia importante conoscere la lingua del paese in cui si è arrivati. In seguito ha chiesto di poter prendere la licenza media, e siamo stati ben felici di aiutarlo ad ottenere anche quel titolo.

Poi un giorno Christophe è venuto da me e mi ha chiesto se fosse possibile diventare volontario della Croce Rossa. L’italiano ormai gli permetteva di raggiungere nuovi obbiettivi. Ci siamo informati, abbiamo trovato persone molto disponibili e gentili che lo hanno accolto con calore e che sono riuscite a superare qualche piccolo ostacolo per poterlo accontentare.

Christophe ha studiato ancora. Con impegno, entusiasmo e dedizione.

Questa volta ha imparato ad aiutare gli altri in situazioni di emergenza. Ha imparato prima le basi, poi ha voluto seguire un secondo corso per operatori sociali, ed ora progetta il terzo…ognuno di livello sempre più difficile.

Ogni ostacolo superato allargava il suo sorriso e pareva far dimenticare quel tempo di attesa infinita.

Il mese scorso Christophe mi chiama: “vuoi vedere la mia nuova uniforme”? E mi manda una foto in cui fiero indossa la divisa della C.R.I. “Sono un volontario vero ora!” esclama con soddisfazione. Mi strappa un sorriso, sono fiera di lui e degli sforzi che ha fatto.

Ma le sorprese non sono finite.

Passano alcune settimane, poi, qualche giorno fa, abbiamo l’occasione di chiacchierare un pochino. Gli chiedo come vada la sua vita da volontario.

Gli si illuminano gli occhi mentre mi racconta di essere stato a Bresso, ad accogliere i migranti che arrivano qui dopo lo sbarco, distribuendo loro cibo e acqua. Si sente utile, vuole restituire un po’ di ciò che è stato fatto per lui, questo lo dice spesso. Anche i miei occhi brillano, mi commuove vedere come nonostante tutte le difficoltà passate ancora abbia spazio per pensare agli altri.