Siria, non si ferma la guerra dei bambini. Ripresi i bombardamenti su Idlib

Altri bambini uccisi nei bombardamenti a Idlib. Fuggite almeno 25 mila persone. Si teme l’esodo più grande dall’inizio della guerra. Non Lasciamoli Soli.

Colpite case, scuole e campi di sfollati a Idlib, città a nord ovest della Siria,  ultima roccaforte delle forze ribelli, dove si decideranno gli assetti futuri della Siria post bellica e dove, oggi, vivrebbero oltre due milioni e mezzo di persone, di cui un milione di bambini, più della metà sfollati da altre zone del Paese. Un’offensiva su larga scala a Idlib provocherebbe una delle peggiori crisi umanitarie di questi nove anni di conflitto, con la più pesante perdita di vite umane.  

I bombardamenti di questi ultimi giorni hanno già provocato – secondo fonti delle Nazioni Unite – la fuga di almeno 25 mila persone. A fronte della recrudescenza del conflitto nella sola zona tra Idlib sud e Hama nord, area d’intervento di Ai.Bi., salgono a più di 125mila il totale degli sfollati interni  dall’inizio della guerra.

“Con l’avanzata delle forze governative contro i ribelli, il rischio di una nuova catastrofe e di un esodo di massa che coinvolga migliaia di civili è altissimo. I mercati sono vuoti, mancano generi alimentari di prima necessità e medicinali. A Idlib vivono oltre un milione di bambini innocenti con quel che resta delle loro famiglie. Molti sono fuggiti dai bombardamenti di Aleppo, Homs e dal Ghouta Orientale e sono arrivati fin qui spostandosi da una provincia all’altra, alla ricerca di protezione per i loro figli. La loro vita oggi dipende dagli aiuti umanitari e dai prodotti che si riesce ad importare dalla Turchia.”  – racconta il coordinatore del nuovo progetto di sicurezza alimentare avviato da Ai.Bi. insieme al partner locale, Kids Paradise.

Proprio a Idlib, una delle aree più colpite dalla guerra e ancora oggi teatro di violenti scontri, stanno proseguendo i lavori per la costruzione di un nuovo forno fisso e uno mobile in grado di produrre e distribuire pane a oltre 30 mila siriani, tra questi 18 mila sfollati.

Già nel 2015, in questa stessa area, avevamo costruito un forno, poi bombardato insieme alla ludoteca sotterranea che per mesi aveva dato sollievo e protezione a più di duecento bambini. Oggi come allora è necessario, da una parte, garantire beni alimentari di prima necessità, come il pane, e, dall’altra, continuare a incentivare la produzione e lo sviluppo del mercato locale per ridurre la dipendenza dagli aiuti internazionali.

Ai.Bi. opera in Siria dal 2014 con la campagna “Non lasciamoli Soli”, per mantenere alta l’attenzione su un conflitto che continua ormai da nove anni nell’indifferenza della comunità internazionale e portare sollievo alle popolazioni civili colpite.