Scoperta una chat dell’orrore condivisa tra 20 minori. Tra loro anche 7 tredicenni.

Solo grazie all’intervento di una mamma si è potuto fare luce sul dramma. Immagini di violenza inaudita scambiate per divertimento. Occorre che i genitori si facciano sentinelle del web

Immagini raccapriccianti di violenze, pedopornografia e mutilazioni. Questi i contenuti scambiati da una ventina di ragazzi, tutti minorenni, di diverse città italiane all’interno di una chat che non è possibile non soprannominare “dell’orrore”.

I giovani, tra cui anche sette tredicenni, non si conoscevano tra di loro e approdavano nella chat grazie al passaparola.

La mente di tutto sembra essere quella di un quindicenne toscano. Grazie alla madre del ragazzino che ha scoperto i contenuti choc sullo smartphone del figlio, la polizia postale della Toscana ha potuto dare il via all’indagine denominata “Dangerous Images” partita 5 mesi fa.

Un ragazzo tranquillo, bravo a scuola, con genitori benestanti viene descritto il quindicenne, che non si esclude possa avere avuto contatti con adulti che lo abbiano aiutato a scovare i video più cruenti dalle profondità più oscure del web.

Immagini condivise con goliardia come fossero videogames

L’inchiesta ha fatto emergere un numero esorbitante di filmati, foto pedopornografiche e di file gore, ossia video e immagini di una violenza raccapricciante scambiati tra i minori tramite chat di whatsapp e telegram.

Per i tredicenni, non penalmente punibili, potrebbero scattare, da parte del Tribunale dei Minori, alcune indagini per capire se i genitori abbiano adeguatamente seguito i loro figli sul fronte educativo, con se del caso l’emanazione di provvedimenti civili in merito alla loro idoneità genitoriale.

L’orrore venuto alla luce, porta nuovamente alla ribalta il grave problema dei giovani sulla rete.

La domanda che in noi adulti rimbomba pressante è come mai degli adolescenti possano provare piacere a guardare e condividere immagini raccapriccianti e violente. Manca forse in alcuni giovani il senso di cosa sia giusto e cosa non lo sia? Non è presente in alcuni adolescenti il senso della gravità dei propri atti?

Forse è proprio così, ma dietro a volte si celano anche genitori ”che non rendono consapevoli i figli” come sottolinea Rosa Maura, genitore digitale e pedagogista dell’Osservatorio Cybercrime Sardegna in un’intervista rilasciata alla Nazione: “Occorre costruire un accordo con i figli” -sottolinea la pedagogista-. Controllare di nascosto è controproducente. Loro devono sapere che all’inizio sul web non possono avere privacy”.

Bisogna quindi, come sempre, dialogare con i ragazzi. Prepararli al web.

Occorre monitorare le piazze virtuali dove i minori sono a rischio. Bisogna farci tutti genitori -sentinelle della Rete.