Morire di solitudine a soli 3 anni? In Giappone si può!

Noa bimba di soli 3 anni lasciata sola dalla mamma per 7 giorni, è l’ennesima vittima del dramma della solitudine che si sta consumando nella terra del Sol Levante

Noa è morta a tre anni, sola e disidratata all’interno dell’appartamento dove viveva con la mamma. La donna era partita per incontrare un nuovo fidanzato conosciuto in rete. Aveva legato la bimba al divanetto perché non si facesse male andando in giro, le aveva lasciato qualche biberon accanto, dei giochini e si era assentata per una settimana senza pensare alle conseguenze.

Al suo ritorno nel trovare la bimba senza vita non è sembrata disperata dell’accaduto, ma solo sorpresa.
Saki, ragazza madre, di 23 anni, era nota agli assistenti sociali, la sua situazione era segnalata e da tenere sotto controllo. Una vita difficile. Torturata e picchiata dalla madre e dal compagno per 10 anni, la donna aveva passato il resto dell’adolescenza in una struttura protetta.

Saki non aveva mai mostrato comportamenti violenti nei confronti della piccola Noa, nata da una relazione con un uomo che dopo averla sposata, alla nascita della bambina si era dileguato lasciandola sola.

Il dramma di Noa ha acceso nuovamente i riflettori sul grave problema giapponese della “desertificazione dei legami sociali”. Sono ad oggi circa 541 mila i giovani del Sol Levante che hanno deciso di vivere isolati dal resto del mondo reclusi nella propria casa. 20.000 il numero dei suicidi che si consumano ogni anno e 50.000 le persone che decidono di morire in solitudine, lasciandosi persino morire di fame per “non recare disturbo” ai vicini o ai propri cari.