Il dilemma dei genitori: vaccinare i bambini si o no?

Con l’arrivo dei vaccini per i più piccoli molti genitori si chiedono se sia il caso di somministrarli ai bambini, meno soggetti ad ammalarsi. Il parere degli esperti è unanime: è meglio per loro e per la popolazione tutta. E i rischi sono minimi

I dati degli ultimi giorni stanno dimostrando che i giovani hanno voglia di vaccinarsi e non aspettavano altro che la possibilità di prenotarsi e “mettersi in fila”. Non per caso, da dopo l’apertura delle vaccinazione ai maggiori di 12 anni, il numero delle somministrazioni quotidiane ha raggiunto livelli record.

Vaccinare i più piccoli è doveroso, verso di loro e verso la l’intera popolazione

Se per i ragazzi più grandi la decisione se vaccinarsi o meno può essere presa in autonomia. Per i minorenni, specie quelli tra 12 e 15 anni, il parere dei genitori gioca un ruolo fondamentale. Ancora più lo sarà quando arriveranno i vaccini per i più piccoli. È giusto, quindi, sentire il parere dei pediatri davanti ai dubbi che possono nascere, spesso dettati dal fatto che, non essendo il Covid, per fortuna, una malattia che colpisce in maniera violenta i più piccoli, non sono pochi a chiedersi se la vaccinazione si potrebbe evitare.

Su questo i pediatri sono sostanzialmente tutti concordi: vaccinare i bambini è una cosa giusta, specie perché solo diffondendo il più possibile le vaccinazioni si potrà puntare a quella immunità di gregge in grado di bloccare la circolazione del virus.
Quanto alle rassicurazioni sulla sicurezza, Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), intervistata da Sky Tg24, non ha dubbi: gli effetti collaterali riportati dai trial sperimentali sono “minimi e uguali ad altri tipi di vaccinazioni”.
Ancora più perentorie le dichiarazioni di Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Riporta Avvenire: “Se esiste un rischio, ed esiste, che anche i piccoli contraggano questa malattia in modo severo e possano addirittura morirne, e se esiste un modo per non correre quel rischio, non c’è spazio per alcuna esitazione”. Anche perché, comunque, in Italia ci sono stati una trentina di bambini morti per Covid: quasi tutti con soggetti fragili e con malattie pregresse, ma comunque, evidentemente, un problema eiste.

Non solo i vaccini: c’è bisogno di un cambio di passo nell’approccio all’età evolutiva

Al di là dei vaccini, molto interessanti i pensieri di Villani in risposta alla domanda se, una volta vaccinati anche i bambini, si tornerà alla normalità. “Non amo questa espressione – dice – anzi, spero con tutte le forze che non si torni alla normalità che conoscevamo prima”. La pandemia, infatti, ha messo in luce una serie di problemi legati all’età evolutiva da troppo tempo trascurati: “Il boom di accessi ai reparti di neuropsichiatria? Da anni registravamo numeri da capogiro. Il fenomeno dell’abbandono scolastico? Già denunciato. Stessa cosa per il disagio giovanile e la povertà culturale. Come pediatri non a caso abbiamo lanciato un forte appello… proprio perché ci sia una presa in carico forte di tutte le problematicità che riguardano il pianeta infanzia. Finora ignorate”.
Il vaccino, su questo, non può intervenire direttamente, ma speriamo che serva almeno a risvegliare la consapevolezza.