La terza dose si farà. E intanto la Lombardia prepara il suo piano

Ormai paiono non esserci dubbi sulla necessità di una terza dose di vaccino. Israele ha già cominciato, con ottimi risultati. La Lombardia presenta la sua strategia

Israele ha già cominciato a somministrare la terza dose di vaccino ai soggetti più deboli con più di 60 anni e i primi riscontri sono positivi, con lo studio del Ministero della Salute che ha sottolineato come i miglioramenti nella protezione contro il Coronavirus siano molto significativi.

Terza dose: anche l’Italia dice sì

Negli Stati Uniti si parla già da tempo di rendere disponibile la terza dose di vaccino a partire dal 20 settembre, così come in Francia il governo ha consigliato una terza dose per tutti gli over 65.
Anche l’Italia, per bocca del Ministro Roberto Speranza, sembra ormai indirizzata su queta strada. Queste le parole riportate da Repubblica: “Da parte di Aifa e Ema non c’è ancora un’indicazione perentoria e l’emergenza di queste ore è vaccinare chi ha zero dosi”, ma “c’è una discussione all’interno del Cts e sicuramente si partirà con la terza dose per i fragili, gli immunodepressi, i trapiantati. Poi si arriverà agli over 80 e gradualmente anche a tutti gli altri”.

Dubbi, insomma, non sembrano essercene, anche se la priorità rimane quella di abbassare la percentuale di chi di dosi ancora non ne ha fatte. Per quanto riguarda l’obbligo del vaccino, invece, il Ministro è ancora attendista e rimanda la decisione più in là nel tempo.

Il piano della Lombardia per la somministrazione della terza dose

Di fronte a queste parole c’è chi già si porta avanti, come la Lombardia, il cui consulente per la campagna anti-Covid Guido Bertolaso è stato intervistato dal Corriere della Sera proprio sul tema.
Anche Bertolaso non ha dubbi sulla necessità di una terza dose ma, logisticamente, il piano presentato anche al Commissario Figliuolo è diverso da quello utilizzato finora: basta grandi hub presso gli ospedali per puntare su più centri medio – piccoli. Il personale degli ospedali “deve tornare alle attività ordinarie” – spiega Bertolaso – per la terza dose “coinvolgeremo il personale sanitario che non è assorbito dal lavoro ospedaliero”. Ovvero, prima di tutto, i medici di famiglia, ma anche le farmacie e, in un secondo momento, le aziende: “Finora – continua Bertolaso – hanno vaccinato poco perché quando è stato dato il via libera a questo filone della campagna, tanti dipendenti si erano già immunizzati. Ma saranno strategiche per i richiami”.

Lo sforzo logistico sarà notevole, ma la sfida è decisiva: “Di fronte a quello che abbiamo passato e che non è ancora finito dobbiamo fare squadra. Se rimaniamo uniti la prossima primavera il virus sarà davvero alle spalle”.