Social media e minori: un binomio pericoloso che va regolato

La proposta del Forum delle Famiglie al Governo: vietare lo smartphone personale prima dei 14 anni e divieto di avere un profilo social prima dei 16

All’inizio era solo una sensazione di genitori, educatori e insegnanti. Oggi, ormai, ci sono le conferme di numerosi studi e ricerche: l’accesso indiscriminato ai social network ha un impatto negativo sulla sfera emotiva e psicologica di bambini e ragazzi.

Urge un intervento legislativo

A partire da questa constatazione, il Forum delle Associazioni Familiari, d’intesa con la “rete dei Patti Digitali” e i quasi 105mila firmatari della petizione promossa su Change.org dal pedagogista e counselor – direttore del CPPP – Daniele Novara e dal medico e psicoterapeuta Alberto Pellai, hanno scritto una lettera aperta alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiedere al Governo un impegno per far sì che “nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16”.
Nella lettera viene ricordato come le attuali norme in teoria stabiliscano che l’età minima per accedere ai social network sia 14 anni, ma, oltre al fatto che non esistono modalità per esprimere il consenso dei genitori e che nella pratica il rispetto del limite d’età è facilmente aggirabile, si aggiunge come: “la giusta preoccupazione legata alla privacy di queste norme non basta a chiarire ai cittadini la rilevanza di tale età minima anche per ragioni educative e di salute pubblica”.

Un problema sociale

Il dato di fatto, confermato da quella che è l’esperienza quotidiana di genitori e insegnanti, è che i social media continuano a essere frequentati da troppi bambini e preadolescenti, ancora sprovvisti della sufficiente maturità affettiva e psichica per farne un uso consapevole e sano.
Questa situazione è ulteriormente peggiorata con la rapida diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale, usati dagli utenti più giovani come una sorta di “amico virtuale” che può arrivare a sostituire i rapporti reali, con esiti “estremi” come quelli dei suicidi di adolescenti avvenuti negli Stati Uniti.
La lettera si pone l’obiettivo di evitare che possa innescarsi una pericolosa deriva e che, soprattutto, questo fenomeno possa non venire regolato per tempo.

In aiuto delle famiglie

“Se è vero – conclude la lettera – che anzitutto le famiglie hanno grandi responsabilità nel favorire un uso sano della tecnologia al loro interno, è però innegabile che occorre un profondo cambiamento culturale, che metta al centro la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. I tempi sono maturi per questo cambiamento, ne siamo testimoni. E siamo convinti che un intervento legislativo avrebbe il merito ora di renderlo davvero possibile. Per il bene dei nostri figli.