Padova, bimbo affidato al papà: la polizia lo preleva a scuola e lo porta via di forza

Un ragazzino di 10 anni è stato prelevato a scuola dalla polizia in esecuzione di un provvedimento di affidamento in via esclusiva al padre. E’ successo nel Padovano. Il bimbo, che ha tentato più volte di divincolarsi prima di essere caricato su un’auto, è stato portato via di forza dagli agenti. La scena è stata ripresa da un cellulare in un video shock di un minuto e mezzo.

L’operato degli agenti è stato reso difficile dall’opposizione di alcuni famigliari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio nella comunità indicata dalla sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia. L’intervento è stato eseguito presso la scuola, dopo i tentativi falliti fatti in passato presso la casa materna e dei nonni.

Nella casa famiglia in cui ora si trova, il bambino “è rinchiuso con un cordone formato da persone che, quando vedono arrivare qualcuno della famiglia materna, chiamano la questura impedendo qualsiasi collegamento”. Sono le amare parole di Alfonso Giglione, il nonno del bambino, a Tgcom24. “Ieri sera è andato lì il pediatra, dopo aver visto le immagini del bambino trascinato via in quel modo, per visitarlo. Glielo hanno impedito. Ancora oggi non sappiamo come sta, dopo quello che è accaduto”.

Con il pediatra alla casa-famiglia era andata anche la mamma, Ombretta Giglione, che a “Mattino Cinque” racconta: “Sono andata nella struttura nella quale è stato portato mio figlio, ma mi hanno impedito di vederlo. Ero con il pediatra e ho chiesto che il bambino venisse visitato perché, visto il modo barbaro con il quale è stato trascinato via da scuola, aveva sicuramente riportato qualche trauma. Ma soprattutto volevo accertarmi del suo stato psicologico. Non mi è stato permesso”. E sui motivi per cui il piccolo è stato assegnato alla comunità dice: “La Corte d’Appello di Venezia ha emesso un decreto sulla base del fatto che al bambino era stata diagnosticata la Pas (sindrome da alienazione parentale)”.

“Secondo la Pas – riprende -, se il bambino non viene prelevato dalla famiglia materna e resettato in un luogo neutro, come una sorta di depurazione, non potrà mai riallacciare il rapporto con il padre. Tutto questo in base a una scienza spazzatura che arriva dall’America, il cui promotore è Gardner, un pedofilo morto suicida. In Italia ci sono modi più civili per far riallacciare i rapporti tra padre e figlio; Leonardo vedeva suo padre in incontri protetti ogni settimana”.

E il senatore Stefano Pedica interviene sulla vicenda: “Il bambino è stato trattato peggio di Totò Riina e avrà quel trauma per tutta la vita. Questi poliziotti dovranno pagare. E io gliela faccio pagare. Anche loro hanno dei figli: dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e chiedere immediatamente scusa”.

“Anch’io sono rimasta sconvolta e turbata da quanto ho visto ieri – spiega la dirigente scolastica Marina Zanon -. Abbiamo fatto uscire dalla classe i compagni dell’alunno destinatario del provvedimento del giudice e solo dopo sono entrati gli assistenti sociali e i poliziotti. Tutto all’interno della scuola si è svolto senza urla e senza che gli altri compagni di scuola vedessero, in quanto sono rimasti dentro le aule fino a quando il bimbo è stato portato in auto. Ho visto le immagini di ‘Chi l’ha visto’, fornite alla trasmissione dalla zia del piccolo, e mi hanno fatto piangere, perché penso alla situazione drammatica in cui si trova il piccolo”.

La polizia, dopo che la Corte d’Appello ha recentemente rigettato un ricorso presentato dalla madre per la sospensione del provvedimento di affidamento al padre, anche su indicazione di un consulente della Corte stessa, aveva deciso di intervenire durante le ore scolastiche. Le fasi concitate sono state riprese in un video, pare girato da un’altra parente, che è stato trasmesso dalla trasmissione “Chi l’ha visto”.

Il filmato, della durata di circa un minuto e mezzo, mostra una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia a urlare. Poi il ragazzino sollevato di forza e portato per alcuni metri verso un’auto dove poi è stato caricato. Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie. Infine si sente una voce di donna, presumibilmente l’autrice del video che il bimbo chiama ‘zia’, che rivolge domande a un’altra donna, che le risponde di essere un ispettore e di non poterle dare spiegazioni.

(Fonte Tgcom, 11 Ottobre 2012)