Pubblico e privato insieme per rilanciare l’affido

affido 6In Puglia, il Comune di Barletta ha deciso di censire le famiglie affidatarie e per farlo ha chiesto aiuto alle associazioni familiari. In prima linea c’è anche Ai.Bi.

Si è chiuso con la firma di un patto di partecipazione il tavolo di concertazione convocato dall’amministrazione comunale al quale hanno preso parte varie associazioni del terzo settore. L’obiettivo è partecipare a un avviso pubblico regionale che punta a qualificare e potenziare i percorsi di affido familiare.

In tutta Italia cresce il numero delle famiglie fragili e conseguentemente aumenta il numero dei minori da assistere fuori famiglia. Comuni e Regioni, alle prese con tagli della spesa pubblica, promuovono l’affido come strumento privilegiato per rispondere alle esigenze dei minori momentaneamente allontanati dalla famiglia d’origine. Ma i pilastri dell’affido restano di fatto i privati, ovvero le famiglie. Quante siano quelle disponibili è spesso un mistero. I dati sono frammentari perché manca quasi ovunque l’anagrafe delle famiglie affidatarie.

E questo è il primo step necessario per promuovere concretamente l’affido. Lo hanno capito in Puglia, dove la Regione ha stanziato oltre due milioni di euro per promuovere l’istituto dell’ affido.

Antonio Gorgoglione, coordinatore regionale del movimento delle famiglie di Ai.Bi., osserva: «Il primo timore del Comune era quello di partecipare a un bando, senza avere sufficienti famiglie affidatarie. Di qui il coinvolgimento delle associazioni. La peculiarità di Ai.Bi., che vanta anche una collaborazione con la Pastorale della famiglia cittadina e diocesana, è proprio quella di essere innanzitutto un movimento di famiglie. Ma senza un pieno coinvolgimento, delle famiglie ma anche dei nostri operatori professionali, corriamo il rischio di non poter garantire l’assistenza continua durante tutto il percorso di affido». Altra criticità evidenziata è data dal fatto che le associazioni coinvolte non si conoscono tra di loro. E non tutte sembrano avere i requisiti di ‘comprovata esperienza’ richiesti dalla Regione. Ma tutte a livello cittadino hanno firmato il patto di partecipazione. Osserva la responsabile della sede regionale pugliese, Floriana Canfora: «Ai.Bi. ha presentato il proprio curriculum dettagliato, ma la valutazione di chi poteva sedersi al tavolo forse doveva essere fatta a monte».

Adesso sta al Comune fare sintesi tra le sollecitazioni arrivate dal tavolo. C’è tempo fino all’8 novembre per presentare un progetto organico e partecipare così al finanziamento regionale che punta a creare “reti integrate” tra istituzioni, enti e servizi pubblici e privati.