La scuola è pronta ad accogliere i bambini adottati?

scuolaDopo il “viaggio della vita”, in cui incontrano i propri genitori, e arrivano in Italia, i bambini adottivi devono affrontare un radicale cambiamento di vita. Un nuovo Paese, una nuova casa, una nuova lingua. Tutti elementi che si concatenano e che possono rendere il loro inserimento nella società italiana più complesso.

Non ultimo, l’inserimento a scuola degli bambini di recente adozione, rappresenta una fase cruciale per il successo e la continuità scolastica del bambino.

Finalmente se ne rende conto anche il mondo della scuola. E non solo. E’ in fase di sottoscrizione un protocollo d’intesa tra Ufficio Scolastico Regionale – Ufficio Provinciale di Forlì-Cesena, Provincia di Forlì-Cesena, le Usl di Forlì e di Cesena, i Comuni del territorio provinciale e gli enti autorizzati alla gestione delle adozioni.

Il testo dell’intesa, recentemente approvato dalla Giunta Provinciale, riconosce che la genitorialità adottiva è un’esperienza complessa con caratteristiche proprie che la differenziano dalla genitorialità biologica. Per la sua specificità sono necessari un sostegno e un accompagnamento particolari. Accanto alle linee guida per i percorsi di adozione e quindi di inserimento in famiglia di minori, sono indispensabili modalità standard di ingresso nella scuola.

L’accordo punta a realizzare una collaborazione tra i servizi sociali e sanitari locali, gli enti autorizzati alla gestione delle adozioni e le istituzioni scolastiche. Il testo prevede che tutti i soggetti coinvolti, ognuno nei propri ruoli, a partire dalla ‘storia di vita’ dell’alunno coinvolto, si confrontino per individuare un percorso personalizzato di inserimento a scuola. Il progetto di accompagnamento del minore può prevedere tempi e modalità di inserimento graduali e flessibili.

Ove necessario, l’inserimento del bambino a scuola potrà avvenire in una classe non necessariamente corrispondente all’età anagrafica. Si prevedono, inoltre, monitoraggi del percorso e possibili aggiustamenti in itinere.

Il vicepresidente della Provincia di Forlì-Cesena, Guglielmo Russo, con delega al welfare, ha dichiarato:E’ fondamentale considerare che molto spesso i bambini provengono da Paesi dove l’obbligo scolastico parte dai 7 anni (e non dai 6 come in Italia) e che nella maggioranza dei casi la frequenza scolastica nel Paese d’origine è frammentaria e lacunosa. Senza dimenticare che i bambini adottati hanno alle spalle una storia fatta di abbandoni e a volte traumi e maltrattamenti, esperienze che possono aver compromesso la loro autostima e rischiano di nuocere al loro processo di apprendimento, soprattutto nei primi anni di frequenza scolastica. A questi bambini dobbiamo garantire percorsi adatti alle loro esigenze che permettano la ripresa di uno sviluppo armonioso nonostante la separazione dai loro precedenti ambienti di vita”.