«Caro Papa Francesco, ho tanta “fame di mamma”: aiutami tu»

bimbo nero che scrive 200Ciao papa Francesco,

sono solo un bambino. Ma tu, anche se sei importante, parli con tutti. Per questo ti scrivo, perché solo tu puoi aiutarmi. Ti ho visto in televisione e sei simpatico.

Io vivo in Africa. Tu sai dov’è? E’ un posto dove fa caldo, anche se ogni sera quando vado a dormire io ho sempre una specie di freddo che non mi porto addosso. Dormo in una stanza con tanti altri bambini, che non sono miei fratelli. Ma alcuni sono i miei migliori amici. Quando spengono le luci, a volte parliamo. Ma i più piccoli piangono, ma non sono ammalati. Sono tristi. Anch’io sono triste, anche se so che noi siamo fortunati, perché la suora che vive con noi, dice che qui in Africa ci sono milioni di bambini che vivono per strada, senza nessuno. E lì muoiono di fame. Oppure di malattia.

Qui non sto tanto male, c’è un missionario, un padre che mi vuole bene, e una specie di zie, che sono le suore. Ogni mese arrivano tanti pacchi anche da dove stai tu. Pertanto io mangio, ho anche dei vestiti nuovi e le scarpe. Sai, vado anche a scuola e cerco di mettercela tutta, anche se quando torno qui, non trovo nessuno che mi chieda come è andata a scuola. Se ho imparato cose nuove, se mi hanno interrogato. Anche se la maestra mi mette un bel voto, nessuno mi dice: “Bravo!”. Ogni tanto vedo una mano che mi fa una carezza, ma è solo nella mia mente che esiste questa mano. Però non mi manca niente. Allora perché ti scrivo?

Perché ogni sera sento che qualcosa invece mi manca. Non so cosa sia, un vuoto, ma non nella pancia, quella è piena. Il vuoto che io sento è dentro di me, è nel cuore. E’ questo che mi fa avere freddo. Non sono solo io a sentirlo. A volte vado a dormire nel letto di un mio amichetto più piccolo e ci abbracciamo. Ma io mi addormento pensando sempre a qualcosa che non so cos’è, ma mi manca.

Tante volte, quando mi sveglio, i miei amici mi raccontano che durante la notte urlo. E dico tante parole che non capiscono e poi grido… ‘mamma’. Subito dopo quasi sempre mi sveglio, ma io non ricordo niente. Il nome ‘mamma’ io non l’ho mai usato. Io una mamma non ce l’ho. Non l’ho mai avuta. Mi hanno trovato un giorno in un mucchio della spazzatura. Avevo ancora l’ombelico lungo. La suora dice che ero nato da poche ore. I bambini non nascono dalla spazzatura, ma quella è stata la mia prima culla.

Io non so cosa voglia dire “mamma”, ma so che vorrei vedere quella mano immaginaria attaccata a una mamma intera. Aiutami, caro Papa, a incontrarla. Quando parli da quella bella finestra, lancia un messaggio, forse la mia mamma è lì che ascolta con il cuore le tue parole.

E poi dì tu ai grandi che si prendono cura di me, ai missionari e a queste bravissime suore, che se mi vogliono veramente bene devono trovare per me una mamma. Non voglio più stare qui.

Se non la trovano in Africa, la possono cercare anche lontano. Io non ho paura di viaggiare, mi piacciono gli aerei. E anche le navi. Io vorrei una mamma che mi abbracci forte forte per colmare questo grande vuoto che ho dentro. Io penso che ogni bambino della terra deve avere la sua mamma. Come succede nei film. Tu avevi una mamma? Io penso di sì. Perché i bimbi che hanno una mamma crescono felici e buoni. E tu sembri proprio così.

Io non so perché, ma le suore dicono che ci sono pochi genitori nel mondo, perché i bambini abbandonati sono molti di più. Io questo proprio non lo capisco. Ci sono tante mamme che vorrebbero un figlio, ma non ce l’hanno. E bambini  come me che vorrebbero una mamma, ma non ce l’hanno. Papa mio, quando parli dalla finestra, dì a queste mamme di non piangere di notte, e se parli con quella che io vedo nei miei sogni, dille di non disperarsi. Io so che di notte anche lei urla, e mi chiama con il mio nome. Tu dille di non piangere più, e poi falle sapere che io la sto aspettando.

Dillo tu ai missionari e alle suore che io voglio bene a tutti loro, ma vorrei una mamma tutta mia. E a tutti quei genitori che vengono a sentirti anche quando piove, dì che anche se abito lontano, io so che esistono e quando guardo fuori dalla finestra, penso sempre al giorno in cui li vedrò arrivare. E finalmente saremo tutti felici.

Ciao, Papa Francesco!

Il tuo piccolo Malek