Italia. Allarme minori fuori famiglia: 28500 sono ancora troppi. L’affido “tiene”, ma la maggior parte va in comunità

minori in affidoUn rapporto in chiaroscuro, che se da un lato rivela che i minori fuori famiglia in Italia sono in leggero calo, dall’altro dimostra anche che il numero di quelli che non possono contare sul calore di un papà e di una mamma, anche affidatari, è ancora troppo alto.

Due in particolare i dati allarmanti che emergono dal rapporto “Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31 dicembre 2012”, redatto dall’Istituto degli Innocenti di Firenze e recentemente pubblicato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il primo riguarda il numero totale di bambini e ragazzi allontanati dalle famiglie d’origine: sono 28.449, ancora troppi, anche se meno del 2011, quando furono 29.388, un migliaio di più. Il picco massimo fu invece toccato nel 2007,  con oltre 32mila casi. La leggera diminuzione dei minori fuori famiglia è dovuto in generale al fatto che i servizi sociali fanno sempre maggiore ricorso a strumenti di intervento più “leggeri”, che non comportano cioè in ogni caso l’allontanamento del bambino dal nucleo di origine. Una scelta di per sé positiva e meno costosa, anche se – come è scritto nel rapporto – “resta da interrogarsi sull’effettiva efficacia di queste misure”.

Il secondo dato allarmante è quello relativo al confronto tra comunità residenziali e famiglie affidatarie. I minori allontanati dal proprio nucleo di origine  vengono affidati ancora prevalentemente alle cosiddette comunità residenziali: 14.255 contro i 14.194 dati in affido familiare. In entrambi i casi, però, si tratta di numeri più bassi rispetto al 2011, quando furono rispettivamente 14.991 e 14.397. Il dato è comunque da interpretare alla luce del fatto che il rapporto, all’interno della categoria “comunità residenziali”, non distingue in alcun modo tra comunità educative e case famiglia. In sostanza, però, appare evidente una certa “tenuta” dell’affido familiare, a dimostrazione del fatto che la disponibilità delle famiglie ad accogliere un minore in difficoltà non è strettamente legato alla crisi economica.

Per quanto riguarda le fasce d’età, il rapporto evidenzia come a usufruire dell’affido familiare siano prevalentemente gli adolescenti. Una realtà che smentisce l’idea comune, secondo la quale le famiglie disponibili all’affido siano propense ad accogliere solo bambini molto piccoli. “Decisamente più contenute, invece – spiega il rapporto –, le percentuali che riguardano i piccoli di 3-5 anni e i piccolissimi di 0-2 anni che complessivamente cumulano meno del 15% del totale degli accolti in affidamento familiare”. Le più alte percentuali di ricorso alle comunità residenziali si registrano con i minori tra 0 e 2 anni (64%) e quelli tra 15 e 17 anni (66%). Una situazione, questa, che gli autori del rapporto definiscono una “criticità”: se per i ragazzi più grandi la comunità è spesso l’unica soluzione possibile, per i bambini da 0 a 2 anni il calore di una famiglia è un’esperienza assolutamente necessaria. La loro presenza nelle comunità, invece, rappresenta un allarme “su cui riflettere in riferimento a quanto disposto dalla legge 149/2001”, quella che sanciva la chiusura degli istituti a partire del 2006.

“Il fenomeno dei minorenni allontanati dalla famiglia di origine ed entrati nei luoghi di accoglienza – commenta il rapporto – è una realtà complessa, che testimonia da un lato la fragilità delle famiglie e la crisi sociale, culturale ed economica, dall’altro i suoi sforzi per intervenite a favore dei bambini.

 

 

Fonte: Piattaforma infanzia