Delrio: Se la famiglia, come bene comune, va sostenuta, perché l’adozione internazionale è stata abbandonata?

delrioministro-350Cittadinanza, educazione, responsabilità, valori su cui una nazione si poggia e che generano coesione, benessere e qualità della vita collettiva. Tutto ciò nasce da quella realtà preziosa che risponde al nome di famiglia. Lo ha affermato nei giorni scorsi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio che ha riservato parole di esplicito sostegno alla genitorialità. Parole importanti che però appaiono in netto contrasto con l’operato concreto del governo di cui lo stesso Delrio fa parte: un esecutivo che ha fin’ora messo ai margini le politiche a sostegno della famiglia e completamente abbandonato quella forma di genitorialità alternativa che è l’adozione internazionale.

Eppure, per il sottosegretario, la “famiglia rappresenta un bene pubblico” che “concorre a essere parte costruttiva della nostra società”, forte di un suo specifico valore sociale e politico. Quella famiglia di cui lo stesso Delrio riconosce la crisi. “Dal 2011 al 2013 – scrive – sono raddoppiati i bambini in povertà e i bambini si impoveriscono in misura maggiore rispetto agli adulti. Il calo demografico, con 8,5 nati per mille abitanti nel 2013, mentre aumenta l’indice di vecchiaia, è un grave problema per il futuro e lo sviluppo del Paese”. Per uscire da questa situazione di profonda crisi, la ricetta di Delrio consiste nel “potenziamento del sistema dei servizi”, nel “rafforzare e ampliare” le politiche di sostegno alla natalità, “per arrivare alla costruzione di un sistema integrato per la promozione del benessere familiare”.

Fin qui le parole, che, come dicevano i latini, “volant”. Ciò che resta, oltre agli “scripta”, sono anche i “facta”, i fatti. E di fatti concreti, fino a oggi, questo governo ne ha fatti pochi a sostegno della famiglia e della genitorialità. Nonostante le rivendicazioni di Delrio, che, accanto al bonus di 80 euro per i nuovi nati e i buoni famiglia per chi ha più di 3 figli, cita anche il rifinanziamento del fondo per le adozioni internazionali. Quel fondo che, come annunciato a inizio febbraio 2015, basterà a malapena a rimborsare le coppie che hanno adottato nel 2011, lasciando le altre a sperare in un ulteriore rifinanziamento che, se dovesse seguire il trand degli ultimi anni, sarà sempre meno cospicuo che in passato.

E questo è solo uno degli elementi che dimostrano come la realtà dell’adozione internazionale sia stata completamente abbandonata dal governo Renzi, a dispetto delle parole di Delrio.

L’attuale premier, sia quando non era ancora tale che nei primi mesi del suo esecutivo, aveva più volte promesso di mettere mano a una profonda riforma del sistema. Non solo la riforma non è mai arrivata, e continua pertanto a rimanere in vigore una legge vecchia che non fa altro che scoraggiare le coppie dall’intraprendere il percorso dell’adozione internazionale. Ma la gestione di questa complessa realtà è affidata a una CAI che ha soltanto peggiorato la situazione. Una Commissione che non si riunisce praticamente mai, diretta di fatto da una sola persona che prende decisioni in modo autonomo, forte del doppio ruolo di presidente e vicepresidente, ovvero di controllore e controllato svolti contemporaneamente, non può di certo fare ben sperare.

Eppure, per migliorare le cose, non servirebbe chissà quale grande sforzo. Non sarebbe necessario neppure investire grosse cifre di denaro. Basterebbe far funzionare davvero un’istituzione che già esiste. Se la Commissione si riunisse – nelle precedenti gestioni questo avveniva una volta al mese -, se organizzasse periodici incontri con gli enti, se concedesse ad essi le necessarie autorizzazioni per operare nei Paesi, se rispondesse alle richieste provenienti sia degli addetti ai lavori – italiani e stranieri – che delle famiglie, se non accumulasse ritardi ingiustificabili nel suo lavoro, il sistema delle adozioni internazionali si rimetterebbe in moto.

Basta crederci. Basta volerlo. Basta tramutare in “facta” i “verba” di Delrio: “imboccare in modo deciso la strada del sostegno alla genitorialità”. Compresa quella adottiva.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore