Abbiamo chiesto una perizia, perché ci sentivamo dei “mostri”

Gianluigi scrive:

Abbiamo fatto una perizia indipendente dove il perito accusa di mancata professionalità, superficialità e addirittura malafede l’equipe che ci ha seguito invitandoci ad andare avanti e che “sarà fortunato quel bambino che vi avrà come genitori…”Almeno non ci sentiamo più dei mostri come persone e come genitori, perché è cosi che ci hanno fatto sentire queste “dottoresse” senza aver avuto il coraggio di dircelo in faccia, senza averci dato consigli su dove e come possiamo migliorare. Dipendenti pubbliche che sono pagate anche con i miei soldi in quanto contribuente!

Proseguiremo con il ricorso e, se necessario, rifaremo tutto l’iter ma questo grande dolore e tutto il tempo speso nessuno me lo restituirà e quando in futuro mio figlio o mia figlia mi chiederà dove eravamo mentre ci aspettava, lo o la porterò da queste signore…

Caro Gianluigi,

ogni volta che si leggono o si ascoltano racconti come questo è necessario interrogarsi e riflettere; sicuramente all’operatore dei Servizi è richiesto un compito davvero difficile, altamente specifico ed estremamente delicato che, nel caso in cui esiti in una valutazione non positiva della coppia risultano di ardua gestione, la coppia si sente frustrata nel suo desiderio più profondo e sul dolore che si è già provato per la mancata genitorialità biologica se ne aggiunge altro…. spesso gratuito; gratuito nel momento in cui l’iter non è stato gestito nell’ottica di promuovere nella coppia un’auto-valutazione, in un accompagnamento, in un mettersi al suo fianco per far capire le criticità laddove vengono riscontrate.

In casi come questi, nella mia esperienza, ho notato che la frustrazione non è l’esito negativo di per sé ma come è stato condotto l’iter, laddove è mancato il confronto franco e diretto, la comunicazione esplicita degli elementi di debolezza sui quali invitare il singolo o la coppia a lavorare e così via, il dare una prospettiva, un cammino ed una speranza.

Qualsiasi coppia che vuole adottare dovrebbe poter arrivare alla piena consapevolezza di cosa significhi diventare genitore adottivo, se questo avviene è la coppia stessa che diventa giudice severissimo di se stessa e magari si prende del tempo o valuta che l’adozione non sia la propria strada e ringrazia pure gli operatori che hanno permesso loro di arrivare a questo punto. Quando la frustrazione di un iter così vissuto, sentito come ingiusto, è troppo forte l’esperienza vissuta non è un’esperienza di crescita ma negativa e basta e rimarrà la ferita…quando vostro figlio vi chiederà dove eravate potrete rispondere che stavate lottando per andarlo ad incontrare. Vi faccio i miei auguri.

Lisa Trasforini

Psicologa di Ai.Bi.