Adesso per i figli non riconosciuti sarà sempre possibile risalire all’identità della madre?

Buongiorno Ai.Bi.,

sono una donna che, come migliaia di altre donne, ha dovuto affrontare un momento drammatico della propria vita e prendere una decisione molto grave. Per ovvi motivi preferisco non firmare questa lettera con il mio nome. All’età di 19 anni sono rimasta incinta in seguito a un rapporto occasionale. Ho scelto di non abortire perché non intendevo privare un neonato della possibilità di affrontare le gioie e i dolori della vita. Purtroppo però, per motivi personali, non me la sono sentita di tenere con me mio figlio e non l’ho riconosciuto, lasciandolo alle cure dei medici dell’ospedale. Sicuramente sarà stato adottato.

Molti anni dopo mi sono sposata e ora ho un’altra famiglia. Ho raggiunto un equilibrio nella mia vita grazie all’amore di mio marito e dei miei figli e non vorrei che questa situazione venisse minata dalla ricomparsa di una persona che, pur essendo mio figlio biologico, e quindi degno del mio amore, non farebbe altro che turbare la serenità della mia famiglia.

Ho saputo che recentemente il Parlamento ha legiferato in materia di accesso alle informazioni sulle origini biologiche per i figli non riconosciuti alla nascita. Sinceramente temo che una novità in materia possa mettere in pericolo l’equilibrio raggiunto nella mia vita. Mi spiegate come stanno le cose attualmente?

Anonima

 

griffini400x286Cara mamma,

dobbiamo informarla che, purtroppo, i suoi timori sono fondati. Il 18 giugno scorso, infatti, la Camera dei Deputati ha votato a favore di una riforma delle regole sul parto anonimo. Secondo il progetto di legge sottoposto all’attenzione di Montecitorio, i figli non riconosciuti alla nascita, la cui madre ha chiesto di rimanere anonima, una volta divenuti maggiorenni, potranno interpellare la madre, attraverso il Tribunale, chiedendole se vuole revocare o meno l’anonimato e quindi incontrarli. Ora il provvedimento passa all’esame del Senato.

Ecco che cosa cambierebbe se Palazzo Madama dovesse dare parere favorevole.

Fino a oggi, secondo le norme italiane, una donna può partorire in ospedale e decidere di non riconoscere il neonato, permettendogli quindi di crescere in una famiglia adottiva. Ai figli nati in tale situazione è precluso qualsiasi accesso alle informazioni sulle loro origini per 99 anni. Praticamente per tutta la loro vita, il che assicura alla madre segreta di poter restare anonima per sempre. È da notare che è diverso il caso dei figli abbandonati ma riconosciuti dalle madri: in questo caso, a partire dai 25 anni, essi possono conoscere l’identità di chi li ha messi al mondo.

Se la legge appena approvata alla Camera dovesse essere votata anche dal Senato, i figli abbandonati e non riconosciuti, compiuti i 18 anni possono chiedere, una volta sola, informazioni sulla loro madre biologica. Quest’ultima resta libera di accettare o meno. In caso di risposta negativa, la donna non potrà più essere contattata e la sua identità resterà segreta. Potrà essere la stessa madre a rimuovere la richiesta di anonimato, fornendo indicazioni su luogo e data del parto.

Insomma, la palla è nelle mani dei figli e non più delle madri, che potrebbero essere rintracciate e chiamate a ribadire la loro scelta di anonimato 18 o più anni dopo il parto. La caduta dell’anonimato è una possibilità che non farebbe altro che spingere, purtroppo, sempre più donne a scegliere la via dell’aborto o dell’abbandono dei neonati nei cassonetti.

Un caro saluto,

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.