Adozione internazionale. A Bolzano 180 persone al convegno di Ai.Bi. su figli e genitori adottivi e ricerca delle origini

Organizzato in collaborazione con il Servizio Adozione Alto Adige dell’Azienda Servizi Sociali di Bolzano e l’associazione Amici Trentini

Si è svolto a Bolzano il 18 ottobre 2019 il convegno dal titolo “Noi e nostro figlio adottivo: il nostro presente il suo passato”. Il convegno è stato organizzato da Ai.Bi. – Amici dei Bambini in collaborazione con il Servizio Adozione Alto Adige dell’Azienda Servizi Sociali di Bolzano e l’associazione Amici Trentini. Il convegno è stato patrocinato con contributo oneroso del Comune di Bolzano e con contributo della Provincia Autonoma di Bolzano.

Alla presenza di un pubblico di circa 180 persone, composto da genitori adottivi, rappresentanti di associazioni familiari, insegnanti, assistenti sociali, psicologi e una classe del terzo anno del liceo sociale si è discusso del delicato tema del rapporto tra i genitori adottivi, il proprio figlio e il suo passato.

Moderatrice del convegno è stata la direttrice generale dell’Azienda Servizi Sociali di Bolzano (ASSB), la dottoressa Liliana Di Fede. I saluti iniziali sono stati portati dall’assessore alle Politiche sociali del Comune di Bolzano, Yuri Andriollo e dalla dottoressa Sabina Krismer dell’Assessorato provinciale alle Politiche sociali.

Il tema è poi stato introdotto spiegando come è importante, se i propri figli lo chiedono, essere pronti come genitori adottivi a connettersi tra la vita passata del proprio figlio e la vita attuale. Gli operatori rilevano a volte questa difficoltà da parte dei genitori ad affrontare le storie passate dei propri figli, storie spesso difficili e dolorose. Dunque è importante chiedersi come si possa aiutare le famiglie a conoscere i tempi e i modi per parlarne adeguatamente, se i propri figli vogliono affrontare la loro storia passata.

La psicologa e psicoterapeuta del CTA Irene Ratti ha portato alcune riflessioni condivise all’interno del CTA, emerse dallo studio delle situazioni psicoterapeutiche di crisi adottive. Nella sua relazione ha cercato di approfondire il tema dell’identità e adozione e di come aiutare la famiglia a capire quando è il momento giusto per parlarne, rispettando e favorendo la doppia appartenenza (culturale, storica, sociale).

Dalla sua esperienza ha potuto constatare che uno degli elementi che mettono in crisi gli adolescenti, è legato alla paura di avere dei segreti sulla loro identità. Secondo questa psicologa che sta lavorando sia con gruppi di adolescenti adottivi che con gruppi di genitori adottivi da alcuni anni, il binomio identità – adozione è un processo che dura tutta la vita e che ha una valenza sociale e psicologica. Il problema dell’identità potrebbe anche non emergere mai in famiglia, ma ha consigliato ai genitori adottivi di mantenere con i loro figli un’apertura comunicativa su questa tematica. Il passato per alcuni genitori adottivi mette ansia, a volte è il vuoto, quando non ci sono informazioni, è paura quando ci sono delle storie traumatiche, è incertezza quando ci sono dei precedenti sanitari, è timore dell’imitazione quando ci sono dei precedenti dei genitori biologici legati alle dipendenze. La maggior parte dei genitori tiene dentro queste emozioni, i figli percepiscono ma a volte non osano parlare. Dalla sua esperienza ha notato che la situazione che crea benessere in famiglia è di permettere ad entrambi di poter avere una narrazione emotiva su questo argomento. È seguito un dibattito emozionante tra genitori e ragazzi.

La professoressa Laura Ferrari dell’Università Cattolica Sacro Cuore ha portato uno studio sulle ricerche italiane ma soprattutto internazionali sull’argomento adozione. Dai suoi studi è emerso che in particolare si è giunti alla conclusione che la qualità delle relazioni genitori-figli fa la differenza per il benessere psicologico del figlio adottato. In particolare gli adolescenti e giovani adulti mostrano maggiori livelli di benessere psicologico se; raggiungono bassi di livelli di conflitto con madre e padre adottivi; sentono di essere sostenuti da entrambi i genitori rispetto alla propria autonomia (promozione del funzionamento autonomo) che a sua volta influenza anche il senso di filiazione adottiva e il riconoscimento dell’appartenenza familiare; c’è apertura comunicativa sui temi dell’adozione con entrambi i genitori.

L’ultima relazione è stata presentata dal mondo della scuola. L’intervento di alcuni insegnanti ha avuto come obiettivo quello di raccontare delle esperienze positive attivate sul tema dell’adozione. In provincia di Bolzano, a seguito dell’emanazione da parte del MIUR delle “Linee d’indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati”, le scuole in lingua italiana si sono attivate con la presenza di un insegnante referente per l’adozione. A distanza di alcuni anni di sperimentazione di questa figura all’interno della scuola, sono nate alcune esperienze interessanti.

Per gli operatori lo studio delle ricerche è stata un’occasione per capire meglio come affrontare il tema e quali sono gli elementi che possono creare benessere nelle famiglie. Vi è inoltre stata una discussione positiva al termine del convegno sulla necessità di riconoscere il ruolo di genitore con la G maiuscola solo al genitore adottivo, ma con la necessità, se il figlio vuole affrontare il tema delle origini, di prepararsi a questa eventualità.