Adozione internazionale. Alessandro: il sorriso dell’accoglienza di Ai.Bi. Cagliari

Nell’esperienza dell’incontro con coppie e famiglie per raccontare la meraviglia della scelta adottiva, emerge una riflessione sull’urgenza di una “scossa” per il rilancio di questa officina dei miracoli, per “arrivare alla gente”

Sullo sfondo, la gratitudine e il senso dell’impegno forte di chi ha ricevuto in dono “questo lavoro che è vita, missione, gioia e fatica”, con il desiderio forte di poter restituire almeno in parte qualcosa di ciò che si è avuto

Una mini-rubrica che possa far ‘toccare con mano’ a chi legge la professionalità, lo spirito di servizio, ma soprattutto il cuore e l’impegno che ogni giorno tanti professionisti e persone profondono per il rilancio dell’adozione internazionale e la cura dell’infanzia abbandonata attraverso Ai.Bi.: è in questo contesto che presentiamo il racconto e le riflessioni che Alessandro, operatore di Ai.Bi. Cagliari, fa riguardo all’Open Day che si è tenuto qualche settimana fa nel capoluogo sardo, con l’obiettivo di narrare e promuovere una nuova sensibilità nell’opinione pubblica verso l’adozione internazionale. Lo “stimolo per raccontare un modello”, come scrive parlando della modalità ‘Open Day’ scelta da Amici dei Bambini, è molto più di un modo efficace di comunicare all’esterno la bellezza possibile e la preziosità necessaria della scelta adottiva. È uno stile di vita e un’attitudine dello spirito rispetto all’esistenza e alla grandezza che si sprigiona con la nascita di ogni famiglia adottiva.

Ecco il suo racconto.

“Il nostro Open Day di sabato 9 giugno ha visto una bellissima affluenza, tra nuove coppie e famiglie. Continuiamo a lottare per raccontare l’adozione e farlo attraverso un servizio presente, competente, empatico, familiare e  professionale…ma se la risposta delle famiglie c’è, il lavoro sulla sensibilizzazione è assolutamente importante: troppe poche coppie, numeri bassissimi di contatti telefonici e contatti e-mail, coppie che si sono ridotte del 60% in tre anni. Anche se i mandati quest’anno sono quasi in pareggio qui a Cagliari, con la nostra sostenibilità (pareggio garantito dai contributi), ritengo necessario fare una politica dirompente per arrivare alla gente: ci vuole una ‘scossa’, ci vuole una rete coi servizi e i Tribunali, bisogna arrivare alla gente tramite le scuole, tramite le parrocchie, non si può lasciare i nostri bambini soli, nei loro vuoti (di spirito e famiglia) istituti. L’Open Day dà energie, dà bellezza, dà voglia di riscattare l’abbandono. L’Open Day è stimolo per raccontare un modello, quello che vorremmo fosse il modello dell’accoglienza, fatto di relazioni, di condivisione, di passione, di missione e opera di servizio. Lo vogliamo fare insieme a voi, voi che vivete anche l’aspetto più complesso, più burocratico, di conti che devono tornare, ma le famiglie non devono mai essere dei numeri, anche se sono complesse, anche se sono viziate, anche se sono difficili e vanno formate e guidate. 

Le famiglie, quelle che sono, come sono, ‘belle o brutte’, sono una risorsa, la nostra risorsa per superare l’abbandono. Vogliamo che il nostro entusiasmo arrivi a voi, vogliamo, insieme, buttare via l’abbandono; vogliamo che anche voi siate partecipi della bellezza che si vive nell’accompagnare con spirito di servizio e amore le nostre famiglie. Alcuni lo vivono già, altri a volte sento che lo sottovalutano, sento che vivono un’alterità, una contrapposizione. Siamo noi i servitori, siamo noi che dobbiamo servire, con umiltà, generosità, compostezza, professionalità, cortesia, chiarezza, responsabilità, trasparenza e amore. Questo è il nostro Open Day: un giorno per vivere insieme questo percorso che voi avete intrapreso 30 anni fa e che ci avete donato. Vorremmo iniziare a ‘donare’ anche noi qualcosa a chi ci ha fatto questo dono, questo lavoro che è vita, missione, gioia e fatica. Grazie di tutto”.