Adozione internazionale. Che cosa chiediamo al governo Gentiloni? Che la Cai torni a essere una credibile istituzione dello Stato

paolo_gentiloni_3Il ritorno dell’operatività e della democrazia nella Commissione adozioni internazionali. È questa la richiesta che Amici dei Bambini fa a Paolo Gentiloni, l’uomo scelto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per formare il nuovo governo sulle ceneri di quello guidato da Matteo Renzi. Non sappiamo quanto effettivamente potrà durare questo esecutivo, ma certo avrà tempo sufficiente per  riportare la Cai all’efficienza e al corretto funzionamento, nell’interesse di tutti gli attori del sistema, in primis le coppie e i bambini.

Quanto accaduto alla Commissione negli ultimi 3 anni è sotto gli occhi di tutti: politici, media, addetti ai lavori e famiglie. Dall’inizio del 2014 la Cai è precipitata in una paralisi che ha ridotto l’Autorità Centrale italiana a un mero nome, un’istituzione svuotata da qualsiasi capacità operativa e diretta in modo monocratico da una sola persona che esercitava il duplice ruolo di presidente e vicepresidente.

Nel corso di questi 3 anni, le forze impegnate a garantire l’efficienza del sistema hanno provato in tutti i modi a fare da tramite tra le famiglie e il governo Renzi, dando voce alle coppie adottive e agli aspiranti genitori sempre più allarmati. Più di 60 tra interpellanze e interrogazioni parlamentari hanno invocato un cambio di rotta nell’operato della Cai. Innumerevoli interventi sui giornali, lettere ai rappresentanti delle istituzioni, manifestazioni pubbliche organizzate dalle famiglie hanno denunciato la totale inefficienza in cui era precipitata la Commissione adozioni internazionali.

Ogni tentativo si è però rivelato completamente vano. In questo trennio la Cai non è mai stata riunita, perdendo di fatto il carattere di collegialità che, in quanto Commissione, avrebbe dovuto avere. Il numero verde dedicato alle famiglie è stato abolito, qualsiasi richiesta di informazione da parte delle coppie è caduta nel vuoto. Senza dimenticare la mancata pubblicazione dei report statistici sulle adozioni realizzate – l’ultimo diffuso dalla Cai risale al 2013 – e l’interruzione di ogni rapporto di collaborazione con gli enti. Compromesse anche le relazioni con alcuni Paesi di origine dei minori adottati. Non sono mancati, infatti, casi di annullamenti di incontri con le delegazioni estere. L’ultimo appuntamento saltato in ordine di tempo è stato quello con la delegazione boliviana, preceduto di poche settimane da un analogo episodio con i referenti del Vietnam.

Il momento di una svolta sembrava finalmente arrivato nella primavera 2016, con la nomina del ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi a presidente della Cai, al posto di Silvia Della Monica, a cui rimaneva il ruolo di vicepresidente, dopo aver ricoperto per oltre 2 anni entrambi gli incarichi. Tuttavia, quelle speranze si sono ben presto rivelate solo illusioni. Neppure con la nomina di Boschi al vertice dell’Autorità Centrale si è avuto il cambio di rotta tanto atteso. A cominciare dalla riunione della Commissione, promessa, ma mai realizzata dal ministro.

La caduta del governo Renzi e la nomina di Gentiloni a nuovo presidente del Consiglio rinnova oggi la speranza per una svolta positiva. Al neopremier chiediamo quindi che proceda al più presto alla nomina di un presidente della Cai che si ponga come obiettivo principale quello di riportare la Commissione nell’alveo delle istituzioni dello Stato, superando quindi definitivamente quella bolla antidemocratica che ha caratterizzato l’operato della Cai nell’ultimo triennio.