Adozione Internazionale in crisi? La nostra via crucis non è ancora finita (3)

L’inchiesta di AibiNews sulle difficoltà dell’adozione prosegue con il racconto degli infiniti ostacoli verso l’adozione subìti da una coppia che da tre anni attende di riuscire a depositare il proprio dossier

Terza puntata dell’inchiesta di Aibinews sulle cause che determinano gravi ritardi nell’espletamento delle procedure adottive in Italia.
Dopo la pubblicazione della prima puntata, in redazione sono giunte molte segnalazioni da parte di coppie che hanno riscontrato disservizi durante il loro iter adottivo. Una di queste è stata la protagonista della seconda puntata dell’inchiesta.
Oggi è la volta della terza puntata, sempre basata su una mail ricevuta da ufficiostampa@aibi.it, indirizzo a cui chiunque può scrivere per far sentire la propria voce sul tema.
Per rispetto dell’anonimato, la redazione ha scelto di non pubblicare i nominativi dei tribunali, né dei servizi sociali di competenza segnalati, pur avendo preso nota di tutti i dati comunicati.
Non verranno però in considerazione segnalazioni anonime.

Un calvario di attese, rimandi e silenzi ingiustificati

Matilde (nome di fantasia) aspettava da tempo di poter esternare tutte le difficoltà e le ingiustizie subite da lei e dal marito “proprio da quei rappresentanti dello Stato che invece dovrebbero tutelare i genitori adottivi”.
Pensare che le cose erano iniziate bene, con gli incontri con i servizi che procedono secondo i tempi fin dall’ottobre del 2019. A maggio del 2020, però, quando ci sarebbe dovuto essere l’incontro via Skype con il giudice, il tempo passa inesorabile in attesa. Nessuno si presenta, fino a quanto una gentile impiegata del centralino del tribunale riesce a raggiungere il giudice onorario che comunica che tutto è rimandato. Senza una spiegazione, se non il caos dovuto allo smart working e la dimenticanza di comunicare la cosa alla coppia interessata.
Ma il caos, evidentemente, dura ancora a lungo, visto che la coppia deve attendere altri sei mesi per riuscire a ottenere la notifica del decreto di idoneità: in totale un anno “perso” da quando era stata data la disponibilità.
“Accettiamo con pazienza anche quest’ultimo ritardo seppur difficilmente giustificabile – scrive Matilde – e a inizio 2021 scegliamo l’ente a cui dare mandato”. Peccato che il Paese che avevamo scelto di comune accordo aveva l’accreditamento scaduto da poco: alla coppia erano state date rassicurazioni che il rinnovo sarebbe arrivato in tempi brevi, ma così non è stato. Anzi, da allora è stato un calvario di mail inutili, false promesse e previsioni disattese. Tanto che oggi, a luglio 2022, l’accreditamento ancora non c’è.
Nel frattempo la coppia prosegue comunque a preparare il dossier dei documenti, pur con mille difficoltà tra “uffici comunali che riescono a rilasciare solo certificati di nascita validi 3 mesi (!), appuntamenti presi con gli uffici asl solo dopo le segnalazioni all’urp; tribunale dei minori in grave carenza d’organico che non risponde al telefono, né alle mail, né concede appuntamenti”.
Matilde e il marito segnalano la situazione a tutte le autorità competenti, ma la situazione non cambi e “in tutti gli uffici presso cui ci siamo recati per fare i documenti richiesti dall’ente abbiamo incontrato difficoltà di ogni tipo”.

Tre anni per un’attesa che pare non finire mai

A ottobre di quest’anno saranno passati 3 anni dalla disponibilità ad adottare data dalla coppia. Tre anni in cui non sono mai stati chiamati per l’adozione nazionale e che non sono bastati per ricevere un abbinamento internazionale, visto che il dossier non è stato ancora depositato a causa della mancanza dell’accreditamento. “Sicuramente – si spiega Matilde – la nostra è una situazione particolare e noi abbiamo ancora, nonostante tutto, piena fiducia nel nostro ente, vittima anche lui di questa impasse. Ma, a ben guardare, l’impressione che abbiamo è che gli enti navighino a vista e facciano il possibile, ma non siano adeguatamente supportati dagli organismi statali, mentre i Paesi tra cui scegliere ormai si contano sulle dita di una mano.
Eravamo partiti felici e pieni di fiducia, adesso siamo piuttosto sviliti e disincantati”.
L’amarezza di Matilde è tangibile e giustificata, a maggior ragione, come ha sottolineato lei stessa nella sua mail, guardando “ai bambini che stanno dall’altra parte”, in attesa.
Una risposta al perché di tutto questo è difficile da trovare, Matilde ci prova senza puntare il dito sui costi troppo alti o l’infinita burocrazia, quanto piuttosto “sull’incapacità italiana di gestire questo tipo di procedura sia internamente, con intollerabili inefficienze di procedure e di personale, sia esternamente, nel rapporto con gli altri Paesi”.
Bisognerebbe cercare di fare qualcosa di più a livello istituzionale, proprio per stringere nuovi accordi o recuperare quelli già in essere con i vari Paesi, ma – conclude Matilde: “Il disinteresse mi pare generalizzato. D’altra parte, i bambini non votano e non fanno muovere l’economia. Quindi resta solo l’amaro in bocca. Dobbiamo prendere atto che per varie cause la situazione è questa. Speriamo di poter tornare a scrivervi presto con un po’ più di fiducia”.
A noi speriamo di tornare a ricevere presto un aggiornamento finalmente positivo.