Adozione internazionale: i pagamenti in contanti e in nero non sono ammessi. Segnalare alla CAI le richieste degli enti autorizzati

soldi in mano 350Salve,

abbiamo da poco ricevuto il tanto agognato decreto di idoneità e senza perdere giorni preziosi ci siamo rivolti a un ente accreditato. Ma da subito ci è stata prospettata una situazione che dire piena di ombre è dire poco. Siamo stati avvisati di un fatto che pare sia la norma. Ovvero che bisogna sborsare sottobanco cifre consistenti per poter svolgere la pratica adottiva all’estero senza le quali non avremmo nessuna sicurezza di terminare l’adozione. Siamo adirati e disgustati al pensiero che per realizzare il nostro sogno, dovremmo di fatto comprare  a nero un bambino. E questo è moralmente inaccettabile.

Buongiorno a voi,

non è purtroppo la prima volta che ci capita di raccogliere voci, e credo lo stesso possano dire quasi tutti gli addetti ai lavori dell’adozione internazionale, in merito a quanto scrivete.

Il racconto è sempre più o meno lo stesso: per portare a termine presto e bene un’adozione è opportuno fare qualche pagamento in nero, niente di complicato, nessun rischio, solo si evitano tante pastoie burocratiche che farebbero solo perdere tempo.

In realtà le cose stanno diversamente. Voi stessi scrivete, giustamente, che vi hanno chiesto di comprare il vostro  bambino e che questo è moralmente inaccettabile.

Ma temo ci sia ancora di più: il problema non può essere posto solo a livello morale.

A questo tipo di suggerimenti  sono quasi sempre connesse varie fattispecie di reato: dal riciclaggio alla concussione, le cui conseguenze possono ricadere sia sull’ente e i suoi collaboratori sia sulla coppia adottiva.

Non solo. Anche ammettendo che non si configurasse nessun reato o, più realisticamente, nutrendo buone speranze di farla franca, un ente autorizzato che suggerisce una cosa del genere sta ponendo in essere un comportamento che è esplicitamente vietato dai Criteri per l’autorizzazione all’attività degli enti, emanati dalla CAI nel 2008 e che, se accertato, comporta la revoca dell’autorizzazione all’ente stesso.

L’art. 18 dei Criteri in vigore stabilisce infatti che “i rapporti economici tra ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale”. L’art. 12 precisa che “i collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente non possono fare da tramite per i pagamenti.”

Nessun ente, dunque, può chiedervi nulla di più dell’effettuazione di pagamenti con mezzi tracciabili sul proprio conto corrente. Solo bonifici o altri strumenti trasparenti, solo pagamenti su conti correnti intestati all’ente e a nessun altro.

Perché un divieto così categorico e addirittura reiterato, ribadito molto prima che arrivasse Monti a vietare i pagamenti in contanti sopra i mille euro?

Perché gli effetti di comportamenti del genere sul sistema dell’adozione internazionale, a fronte di vantaggi tutti da dimostrare, sono esiziali. Vediamo di capire meglio.

Innanzitutto, adottare regolarmente è tutt’altro che impossibile. Avviene ogni giorno ed è il modo più sicuro di portare a termine l’adozione anche per la coppia.

Viceversa pagare in nero (che nella migliore delle ipotesi significa evitare le tasse a qualcuno, ma quasi sempre significa corrompere), qualche volta potrà aiutare a ridurre i tempi o a ottenere l’abbinamento con un bambino più piccolo e più sano, anche se non vi può essere, ovviamente, nessuna garanzia in proposito. Ma certamente costa di più. Quanto di più, dipende solo dal buon cuore di chi riceve i soldi in nero dalla coppia. Una volta che si è accettato di percorrere questa via, infatti, si è avviata una vera e propria spirale ricattatoria potenzialmente infinita. Del tipo: “Se volete il vostro bambino, servono altri soldi perché c’è un ostacolo imprevisto”. E, appunto, il numero degli ostacoli imprevisti, e dei risolutori che si offrono di intervenire in cambio di soldi, può essere molto lungo.

Quel che è peggio è il fatto che, ogni volta che un’adozione è portata a termine in modo non regolare, il livello di opacità e corruzione del sistema aumenta. Tutti gli studi effettuati sui più diversi contesti concordano sul fatto che più c’è corruzione e più il funzionamento del sistema viene progressivamente rallentato fino a bloccarsi del tutto. In altre parole, i pagamenti in nero possono essere una sorta di veleno che a poco a poco paralizza il sistema delle adozioni internazionali fino a ucciderlo. Peraltro, anche in questo caso nessuno può garantire che questa uccisione sicuramente non avverrà prima che la vostra adozione sia stata portata a termine. Che dire allora?

Innanzi tutto, che avete il diritto di portare a termine la vostra adozione in modo regolare. Potete esercitare questo diritto perché certamente vi sono enti che lavorano in modo corretto e, lo ripeto, questa via è la più sicura soprattutto per voi e per i vostri figli.

Per cambiare però davvero le cose, e aiutare così non solo voi stessi ma anche tutte le coppie che adotteranno dopo di voi, sarebbe utile comunicare quanto accadutovi alla Commissione Adozioni Internazionali, indicando il nome dell’ente e i possibili riscontri. Solo segnalazioni circostanziate, che ovviamente possono arrivare unicamente dalle coppie che si sono sentite rivolgere personalmente richieste di tal fatta, possono dare avvio a interventi incisivi.

Aiutateci a salvare l’adozione internazionale. Altrimenti il veleno dei pagamenti in nero e di tutti gli illeciti che ne possono derivare la ucciderà, forse prima di quanto pensiamo, insieme con le speranze dei bambini in stato di abbandono.

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.