Adozione internazionale. In Italia gli enti autorizzati si riducono a 51. Ma sono sempre troppi

Solo otto realizzano più di 50 adozioni all’anno. Ecco perché serve una riorganizzazione

Sono diventati 51 gli enti autorizzati a occuparsi di adozioni internazionali in Italia. L’ultimo aggiornamento vede una riduzione rispetto ai 54 che comparivano nel mese di marzo e ai 55 del mese di febbraio. In precedenza si era arrivati a toccare la cifra di 74 enti. Quanti sono? Pochi? Tanti?

Bisogna, però, iniziare forse con lo spiegare che cos’è un ente autorizzato. Si tratta di quelle realtà che, come ben illustra il sito della CAI – Commissione Adozioni Internazionali, “informano, formano, affiancano i futuri genitori adottivi nel percorso dell’adozione internazionale e curano lo svolgimento all’estero delle procedure necessarie per realizzare l’adozione; assistendoli davanti all’Autorità Straniera e sostenendoli nel percorso post-adozione”.

La legge 476/98 ha infatti reso obbligatorio l’intervento dell’ente autorizzato in tutte le procedure di adozione internazionale, rendendolo a tutti gli effetti un attore istituzionale nell’ambito dell’iter adottivo. Ebbene proprio l’Italia è il Paese con il maggior numero di organizzazioni di questo tipo. Che, nel belpaese, sono tantissimi. Forse troppi.

Tanto che, pochi mesi fa, la senatrice Licia Ronzulli, presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, aveva preso carta e penna e scritto una lettera al Fatto Quotidiano, lamentando, tra le altre cose, “l’eccessivo numero di enti autorizzati che operano nel settore e spesso non dispongono di adeguate strutture”.

E, in effetti, dati alla mano (quelli forniti dal rapporto 2018 della CAI – Commissione Adozioni Internazionali), sono veramente pochi gli enti che riescono a realizzare un numero soddisfacente di adozioni. Solo uno ha realizzato più di 100 adozioni (134 per la precisione). Seguono altri sette enti che realizzano tra le 50 e le 100 adozioni, poi 20 enti che realizzano tra le 20 e le 50 adozioni. Tutti gli altri si collocano sotto i 20 ingressi autorizzati all’anno, di cui sei con meno di cinque adozioni .

Cosa significa tutto questo? Significa che, probabilmente, è opportuna e anzi auspicabile una riorganizzazione del settore, anche attraverso fusioni tra le varie realtà, che consenta da un lato una maggiore capacità d’azione per gli enti più organizzati e un più efficace controllo da parte delle autorità, dall’altro una maggiore semplicità di approccio da parte delle coppie adottive al sistema Italia.