Riaffiora l’interesse per l’Adozione Internazionale, in Parlamento e sui media

Si fa strada l’abolizione dell’idoneità giudiziaria e l’istituzione dell’affido internazionale. La messa sotto accusa dei decreti vincolati

Negli ultimi giorni, su più fronti sono tornati a riaccendersi i riflettori sull’Adozione Internazionale. Sul versante istituzionale, la Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella ha esposto le linee programmatiche del suo Ministero, come riportato in un articolo dedicato su AiBiNews, e, nel pomeriggio di mercoledì 15 febbraio, è tornata sull’argomento nel corso del “question time” programmato nell’aula di Montecitorio.
In entrambe le occasioni, la Ministra ha ribadito le difficoltà in essere con alcuni Paesi (Cina, Bielorussia, Russia e Ucraina su tutti) e gli sforzi della CAI per offrire a tutte le coppie in attesa “la possibilità di una procedura adottiva parallela in un secondo Paese”, con un supporto economico più consistente per chi adotta bambini portatori di bisogni speciali (special needs)”.

Mai così poche adozioni internazionali. Ma qualcosa si può fare. Basta volerlo

Dal fronte politico, l’attenzione si è spostata anche su quello mediatico, con l’Adozione Internazionale che è tornata ad essere presente sulle home page e le pagine interne dei giornali come non accadeva da molto tempo.
Un esempio su tutti è il lungo servizio dedicato all’argomento da Milana Gabbanelli nella sua rubrica Dataroom di Corriere.it. La nota giornalista riesce a dare, concisamente, un quadro abbastanza esaustivo del mondo delle adozioni, sottolineando in particolare la sproporzione tra il numero delle adozioni che ogni anno vengono portate a termine e quello, molto maggiore, delle famiglie che fanno richiesta e che spesso finiscono per anni in un limbo di attesa.
Una sproporzione, questa, anche figlia dell’assurda prassi dei decreti vincolati che sempre più Tribunali per i Minorenni mettono in atto, concedendo l’idoneità alle coppie ma con delle “restrizioni” che, il più delle volte, finiscono per rendere impossibile l’adozione stessa, date le caratteristiche della gran parte dei minori adottabili che, per l’appunto, non si conciliano con i “vincoli” dati dal Tribunale.

Sgravare di lavoro i Tribunali per i Minori e aprire all’affido internazionale

Anche Avvenire ha dedicato all’Adozione un articolo lungo e ben strutturato (a firma dell’esperto giornalista Luciano Moia) che parte dall’evidenza di come ormai da anni l’Adozione Internazionale sia in crisi. Nel pezzo viene sottolineato come sì Covid e scenario internazionale non abbiano favorito le adozioni negli ultimi anni, ma “tante obiettive difficoltà… potrebbero essere affrontate in modo più efficace con una riforma della legge che regola la materia, la “184” del 1983, che ha ormai quarant’anni”.
Tra le possibili risposte, Avvenire ne riprende alcune che da tempo Ai.Bi. sta cercando di portare avanti presso le istituzioni: “la possibilità di demandare agli enti locali le autorizzazioni all’adozione, sgravando così dal compito i Tribunali minorili” e l’attivazione dell’affido internazionale, una forma di accoglienza che oggi non è regolamentata e che potrebbe diventare un fondamentale strumento di accoglienza per i minori, specie durante le emergenze dettate dalle guerre o, come successo di recente, da catastrofi come quella del terremoto in Turchia e Siria.
Insomma, i temi sui quali dibattere e, soprattutto, intorno ai quali costruire un futuro possibile per l’Adozione Internazionale non mancano di certo. Bene, anzi benissimo, che se torni a parlare pubblicamente. Con la speranza che, presto, si passi anche ad agire. Per il bene di tutti i bambini abbandonati del mondo.