Adozione internazionale. Nuovo capitolo nero della vicepresidente CAI: arrivati all’alba gli ultimi 18 bambini dal Congo senza che le famiglie sapessero nulla. Ora per le coppie instradate si apre una nuova era

bimbi congoLa Vicepresidente della CAI (Commissione adozioni internazionali) Silvia Della Monica non si è smentita. Fino all’ultimo gruppo di bambini (18) provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, il modus operandi è stato lo stesso: arrivo all’alba in aeroporto a Fiumicino, prelevamento in pulmino, trasporto fino alla caserma Spinaceto di Roma e soprattutto…famiglie avvisate in corso d’opera. Ovvero quando già i loro figli erano su suolo italiano. Da ore.

E al momento in cui scriviamo, probabilmente alcune di loro sono ancora in viaggio per risalire lo Stivale con l’ansia unita alla frenesia di abbracciare finalmente il loro tanto desiderato figlio.

Un sogno…ad ostacoli reso volutamente tale dalla vicepresidente della Commissione, Silvia Della Monica. Tutto questo nonostante la dura condanna da parte de L’Aja che nella Guida delle buone prassi dice che l’accoglienza dei minori adottati deve essere child-friendly: a misura di bambino. Ovvero una condanna, di fatto, delle modalità con cui la Commissione Adozioni Internazionali ha “accolto” i bambini congolesi adottati da coppie italiane e arrivati a Roma l’11 aprile, il 7 maggio e il 1° giugno. Fino ad oggi con questi ultimi 18 bambini.

Quello che infatti, anche in questo momento di gioia, evidenziano le famiglie è “se solo fossimo stati avvertiti in tempo…ci saremmo messi prima in viaggio…e ora saremmo già tra le braccia del nostro bambino”.

Ma come scrivono alcuni genitori festanti sul sito del comitao genitori adottivi del Congo “è l’ora della festa! Anche gli ultimi bambini che mancavano, in queste ore, stanno finalmente abbracciando i loro genitori! Dopo 989 dal giorno del blocco, a 86 da quando anche l’ultimo dei dossier italiani è stato finalmente sbloccato, oggi è l’ora dell’incontro tanto atteso anche per gli ultimi 18 bambini che finalmente possono vedere l’Italia e la loro nuova famiglia, la loro nuova casa!”.

Ma la questione può dirsi chiusa? “No, assolutamente no!  – replicano sul blog – Anzi… Quello che si è concluso è il dramma di famiglie che sono rimaste sospese per troppo e inutile tempo. Un capitolo nero, una storia che ci auguriamo che non si debba ne possa mai più ripetere. Quella che si è conclusa oggi è una situazione eccezionale, nella sua drammaticità”.

Anche perché ora il pensiero va a chi questa gioia non hanno fatto in tempo a godere: i cosiddetti instradati.

“Quelle coppie adottive che sono state associate al paese della Repubblica Democratica del Congo – spiegano –, ma che al momento del blocco non avevano avuto ancora un abbinamento con un bambino. Non avevano una foto da guardare, non avevano degli occhi nei quali specchiarsi. Hanno atteso… aspettato fino ad ora, che altre famiglie potessero finalmente gioire, senza aver loro un “obiettivo” preciso e definito”.

Per loro non è festa, oggi non può ancora esser festa! Sono circa una quindicina di famiglie: “loro rappresentano solo l’inizio di quello che ci auguriamo tutti che possa diventare una nuova storia di amicizia e di adozioni fra l’Italia e il Congo”.

Fonte: http://genitoriadottivirdc.altervista.org/