Nella surreale rappresentazione andata in scena al Senato, giovedì 5 marzo, dopo il problema della conformità delle misure delle vongole alla regolamentazione europea si è discusso della legittimità del funzionamento della CAI ed è stato dichiarato l’avvenuto rispetto dei dettami della legge vigente.
Andrea Olivero, Vice Ministro dell’Agricoltura, incaricato dal Governo di rispondere alla interpellanza presentata dai senatori Giovanardi e Sacconi del Nuovo Centrodestra a ottobre 2014, per sottolineare il lavoro della Commissione per le Adozioni Internazionali ai fini del “controllo sistematico, in Italia e all’estero, sugli enti autorizzati,” e della “necessaria e continua azione di monitoraggio del sistema complessivo”, dava notizia che nell’ultimo anno sono state disposte due verifiche nei confronti di altrettanti enti autorizzati, fra cui Ai.Bi.
Come dire: “abbiate fiducia in questa CAI perché, vedete, nessuno sfugge a questa sua opera di controllo, nemmeno Ai.Bi.”
Occorre allora, per ridare un minimo di serietà e credibilità a questa nostra tanto amata adozione internazionale mai così tanto bistrattata come in questo ultimo anno (e la sceneggiata di giovedì 5 marzo ne è una concreta e amara prova), vedere in che cosa consistano le “verifiche” in base alla attuale normativa (DPR 8.06.2007, n.108).
Verifiche sull’attività degli enti autorizzati
Le verifiche sugli EA che dovrebbero far parte della normale attività di controllo della CAI, vengono predisposte, ai sensi dell’articolo 15 del DPR citato, per i seguenti motivi:
1. verifiche periodiche sulla permanenza dei requisiti di idoneità degli enti autorizzati e sulla correttezza, trasparenza ed efficienza della loro azione con particolare riguardo alla proporzione tra gli incarichi accettati e quelli espletati. Le verifiche sono effettuate a campione in modo che tutti gli enti siano controllati nell’arco di un biennio;
2. sulla base di segnalazioni che la Commissione ritenga rilevanti.
Ovviamente anche l’apertura di una verifica, secondo i dettami della legge, dovrebbe essere, come tutti i provvedimenti della CAI stessa, presa dalla Commissione nell’esercizio della sua collegialità e non da una sola persona (la Vice Presidente appunto). Ma questo sembra – almeno stando a quanto esposto dal Vice Ministro dell’Agricoltura – un dettaglio irrilevante.
Ma veniamo alla nostra verifica.
Sempre il nostro Vice Ministro ci informa che in un anno di attività dell’attuale CAI, la tanto decantata attività di controllo sull’attività degli EA si sia espletata solo in queste due verifiche.
Cerchiamo allora di capire: se, secondo l’art. 15, tutti gli EA devono essere controllati nell’arco di un biennio, significa che, essendo 62 il totale degli enti, dovrebbero essere predisposte ogni anno più di 30 verifiche.
Fra l’altro – aspetto da non trascurare – se le verifiche devono essere condotte con “particolare riguardo alla proporzione fra incarichi accettati e quelli espletati”, in un periodo di forte calo dei numeri delle adozioni internazionali, come l’attuale, tali verifiche dovrebbero essere, proprio nell’interesse delle coppie per evitare eterne liste di attesa presso alcuni enti non particolarmente efficaci, quanto mai necessarie e urgenti.
Ma a quanto detto dal Vice Ministro pare che non ne sia stata aperta nemmeno una!!! (alla faccia quindi anche qui della legge!)
Vediamo ora la questione più spinosa e delicata: le verifiche aperte per “SEGNALAZIONI CHE LA COMMISSIONE RITENGA RILEVANTI”.
Ora mentre la prima verifica si riferisce a dei fatti oggettivi (efficacia dell’azione, numero adozioni e incarichi, ecc.) , la seconda – le segnalazioni – è soggetta proprio per sua natura ad un giudizio di merito del tutto soggettivo, soprattutto se valutato (“ritenga rilevanti”) da una sola persona e non da un organo collegiale, come la legge giustamente impone (la legge? Quale parola più vana oggi!).
Meraviglia quindi la dichiarazione del Governo secondo cui la convocazione della Commissione deve “rispondere ad esigenze effettive di assunzione di decisioni collegiali”. Anche perché nella legge è previsto che la vigilanza sugli enti sia attività della Commissione tutta e che, in generale, i poteri del Presidente e del Vice-Presidente rappresentano una eccezione rispetto alle attività complessive.
Chissà quante segnalazioni arrivano ogni giorno alla CAI (pensiamo solamente alle decine di segnalazioni delle famiglie sui pagamenti in nero e in contante): ora quale di queste la Vice Presidente ritiene tanto rilevante da aprire, nella sua totale autonomia, non sottoposta al controllo di nessuno – una verifica ?
E perché alcune sì e altre no ? BRRR! Qui vengono subito i brividi per la schiena!
Quanto mai cercare di andare “d’amore e d’accordo con questa Vice Presidente!”
Comunque, almeno a giudizio della Vice Presidente, non dovrebbero essere arrivate segnalazioni tanto gravi da giustificare l’apertura di altre “verifiche” , perché da giovedì 5 marzo abbiamo appreso, in diretta, del nuovo regime di trasparenza inaugurato dalla Vice Presidente: da ora in poi le verifiche a carico degli enti vengono rese note (peccato che questa trasparenza non venga utilizzata anche per il resto delle attività della CAI) e quindi ne sono aperte solo due.
Bene, è anche bello che la Vice Presidente abbia voluto iniziare dall’ente in assoluto più trasparente. Come dire :”ve la siete tirata”, ora beccatevi questa “verifica”!
Ben venga essere i primi anche in questo!
La verifica fantasma su Ai.Bi.
Analizziamo ora le caratteristiche della nostra verifica.
È stata comunicata come provvedimento della Commissione in data 26 settembre 2014, con la seguente dicitura: “considerato che in relazione all’ente Ai.Bi. ASSOCIAZIONE AMICI DEI BAMBINI… sono pervenute alla Commissione numerose segnalazioni, rilevanti per la qualità dei soggetti e il contenuto, che rendono necessario procedere a verifica ex art. 15 DPR 108/2007, DISPONE la verifica sulla permanenza dei requisiti di idoneità degli enti autorizzati e sulla correttezza, trasparenza ed efficienza dell’azione dell’ente AI.BI.”
Qui si presenta già una prima domanda: il DPR prevede che ogni atto della Commissione debba essere deliberato dalla Commissione nella sua collegialità, quindi anche le aperture delle verifiche.
Ora questo atto è valido o no, non essendo richiamata nel provvedimento una decisione collegiale?
Quindi questa verifica è efficace o no? Boh?
Quisquilie da giuristi, che a noi non interessano; tanto che mai abbiamo pensato di presentare ricorso contro la legittimità o meno di tale atto.
Ai.Bi. non ha nulla da nascondere, anzi: ben vengano tutte le verifiche che la Vice Presidente vuole attivare nei confronti di Ai.Bi. Così potrà rendersi conto di come si lavora e si opera in Ai.Bi.!
Certo si è chiesto legittimamente di poter conoscere i contenuti delle “rilevanti segnalazioni”, ma figuriamoci se la Vice Presidente ci abbia mai risposto. Non l’ha mai fatto in tutti questi mesi per ogni richiesta da noi presentata.. (poi si parla di collaborazione con gli enti!).
Quindi in assenza di risposte, fin dalla settimana successiva alla comunicazione della verifica, ci predisponiamo in paziente attesa a ricevere qualcuno della Commissione o di funzionari di altre amministrazioni incaricati per la verifica, o di ricevere richieste di chiarimenti, di documenti, ecc. insomma tutto ciò che dovrebbe servire per poter condurre da parte della Vice Presidente la verifica.
Passa un mese, poi un altro, tre, quattro ,cinque, sei… niente di niente: fino a giovedì 5 marzo in cui apprendiamo dal Vice Ministro dell’Agricoltura che la verifica è ancora in corso!
Se sono passati 6 mesi e nulla è successo, si vede che queste segnalazioni non erano poi così rilevanti, anzi… Altrimenti vuoi che in 6 mesi non si sia trovato il tempo di convocare la Commissione e prendere dei provvedimenti?
Qualche lingua malefica – ma noi non crediamo alle voci, perché nonostante tutto abbiamo ancora fiducia in ciò che è rimasto delle istituzioni- dice che, tutto sommato, non conviene dichiarare chiuse le indagini, ma tenerle aperte così si può esercitare una “certa” pressione sull’ente e tenerlo “buono buono come un cagnolino al guinzaglio”.
Poi come si fa a chiudere una verifica non aperta dalla Commissione? Occorre una riunione della CAI che la apra formalmente, la esamini e la chiuda.
Altre malelingue, ma queste sembrano veramente delle fantasticherie appartenenti a periodi storici tramontati, dicono che queste famose “segnalazioni rilevanti” sarebbero in realtà una clamorosa “bufala”, per cui, portate in Commissione, creerebbero un evidente imbarazzo.
L’arma del silenzio
Ma al di là di tutte queste elucubrazioni del tutto soggettive, perché presenti solo nella mente di una sola persona, un dato, questa volta OGGETTIVO si impone: “perché dopo 6 mesi dall’apertura della verifica la Vice Presidente ha ritenuto di renderla pubblica in maniera così eclatante solo ora?”
“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” diceva il buon Giulio.
A che pro?
Si vuole gettare discredito su un ente , ma a chi giova?
Se questo ente ha fatto qualcosa di male, va sanzionato e anche duramente: la legge offre alla CAI tutte le possibilità fino alla cancellazione dall’albo.
Ma perché utilizzare la notizia di una normale attività di controllo come se fosse l’emanazione di una sentenza già scritta?
Tanti sospetti allora vengono in mente. Dopo ben 6 mesi, essendosi rivelate del tutto infondate le “rilevanti segnalazioni” non rimane che una sola arma a disposizione: usare ad arte il termine “verifica” assegnandoli un connotato tremendamente negativo .
In mancanza di prove gettare del fango su chi non ha fatto niente, utilizzando la vecchia formula dell’”avviso di garanzia”, tanto cara a certi schieramenti di antica memoria .
Ma anche qui, perché tentare di colpire uno degli enti autorizzati più rappresentativi, meglio organizzati e in assoluto fra i più trasparenti?
Perché proprio Ai.Bi.?
Non sarà per caso proprio perché Ai.Bi. è l’unico fra i 62 enti che si è sinora battuto per riportare la condizioni di democraticità all’interno della CAI?
Quale il disegno politico sul futuro dell’adozione internazionale da parte del governo?
Sembrano allora trovare conferma – questa volta più realisticamente – le voci sempre più insistenti di un disegno governativo di stampo assolutamente statalista che vuole accentrare, unicamente nello Stato, la competenza del servizio pubblico dell’adozione internazionale.
“Perché mai il privato sociale dovrebbe continuare a gestire le adozioni internazionali? Tutto deve essere nella mani dello Stato!”
Il governo può naturalmente pensare di rendere l’adozione internazionale interamente statale e regolata in solitudine da un unico funzionario pubblico, ma, prima, il parlamento deve appunto modificare la legge esistente. Che oggi riconosce invece il valore fondamentale della sussidiarietà attraverso il ruolo degli enti autorizzati e affida il governo delle adozioni internazionali a una commissione collegiale di 23 persone con competenze opportunamente diverse e complementari tra loro.
In passato abbiamo lottato per garantire questa libertà a tutte le associazioni: riprenderemo a combattere, oggi con più vigore, per contrastare questo disegno di restaurazione.
Alla fine sia i bambini abbandonati che le famiglie adottive ci ringrazieranno.
Comunque siamo contenti che la Vice Presidente della CAI abbia imboccato finalmente la strada della trasparenza, perché “trasparenza chiama trasparenza”, sia per tutti gli enti autorizzati che per la stessa CAI.
Quindi benvenuta “stagione della trasparenza”!
To be continued…