Adozione internazionale. Report CAI biennio 2014/15: il bambino adottato dall’estero ha quasi 6 anni, è russo, polacco o cinese e non è orfano

La Commissione Adozioni Internazionali ha pubblicato il Rapporto Statistico per il biennio 2014-2015. L’ultimo report pubblicato risaliva al lontano 2013 dato che l’ex vicepresidente della CAI, Silvia Della Monica aveva deciso, nel corso della sua presidenza e vicepresidenza, di non pubblicare il rapporto statistico che pure era stato redatto come di consueto in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti.

Un report, dunque, tanto atteso ma che non lesina ombre e incongruenze come quelle riguardanti i dati “ballerini” relativi a ingressi dei minori (i bambini RDC entrati in Italia nel 2016 ma conteggiati nel ‘bilancio’ del 2015 e alcuni di loro già calcolati nel 2013) ed enti (come Airone) i cui dati di ingressi di minori compaiono nel report della CAI del 2013, nei rapporti statistici del 2014 pubblicati dalle Province di Brescia e Parma per sparire in quest’ultimo report 2014-2015 della stessa CAI. Come è possibile? Che fine hanno fatto le adozioni di Airone? (Come si chiedono in tanti sui social in queste ore…) 

Non entrando nel merito di questi “misteri” ciò che maggiormente interessa è evidenziare chi sono i bambini adottati, il loro profilo, età media, sesso e Paesi di Provenienza.

Secondo il report, l’Italia nel 2014 con 2.206 minori adottati e nel 2015 con 2.216 minori adottati si conferma come primo Paese di accoglienza in Europa per numero di minori adottati e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti (6.641 minori adottati nel 2014 e 5.648 minori adottati nel 2015). Nella rosa dei primi 10 Paesi di accoglienza seguono nell’ordine e con un notevole divario Spagna, Francia, Canada, Svezia, Olanda, Germania e Danimarca e Svizzera.

Ciò non toglie che in 10 anni nel mondo si sia registrato un calo delle adozioni del 73,5%. Nello specifico, per quanto riguarda l’Italia, nello specifico, c’è stato un calo del 34,9% passando da 3.402 minori adottati nel 2004 ai 2.216 minori adottati nel 2015. Tutto vero, se non che fra il 2004 e il 2010 le adozioni in Italia sono però cresciute: il numero più alto di adozioni in Italia è stato nel 2010, con 4.130 minori entrati. Rispetto a quel picco pertanto il calo delle adozioni nel 2015 è stato del 46%.

L’Italia dunque ha adottato 2.206 minori nel 2014 e 2.216 nel 2015. I bambini adottati nel biennio 2014-2015 sono per il 58,3% maschi e per il 41,7% femmine. L’età media è stata di 5,9 anni: oltre 4 bambini su dieci (41,2%), nel biennio 2014-2015, hanno un’età compresa fra 1 e 4 anni, il 44% dei minori autorizzati all’ingresso ha un’età compresa fra 5 e 9 anni, l’11,9% un’età pari o superiore a 10 anni, mentre solo il 2,9% dei bambini autorizzati all’ingresso si posiziona sotto l’anno d’età.

La Federazione Russa si conferma di gran lunga il primo paese di provenienza, con 1.060 minori adottati nel biennio. Seguono la Polonia (365 minori), la Repubblica Popolare Cinese (360), la Colombia (293), il Vietnam (225), la Bulgaria (219), il Brasile (204), l’Etiopia (200), l’India (186) e il Cile (153).

Subito dopo vengono la Repubblica Democratica del Congo con 152 minori adottati, tutti nel 2015 (ma a pagina 82 del report sono 155 i bambini adottati in RDC nel 2015), e la Bielorussia, con 144 minori adottati (104 nel 2014 e 40 nel 2015).

Complessivamente, nel biennio 2014-2015, dai primi dieci Paesi sono stati autorizzati all’ingresso in Italia 3.262 minori, pari a circa il 75% del totale dei minori autorizzati all’ingresso a scopo adottivo.

Nel 2015 è, inoltre,  aumentata la quota di bambini autorizzati all’ingresso provenienti dai Paesi che hanno ratificato la Convenzione de L’Aja che passano dal 55,3% del 2014 al 60,1% del 2015, la percentuale più alta di sempre.

Non da ultimo ciò che risalta è anche la “quota” degli special needs.
I dati del monitoraggio indicano che, nel biennio 2014-2015, il 25,2% del totale dei minori adottati sono stati segnalati come bambini con bisogni speciali e/o particolari. Il maggior numero di minori segnalati con bisogni speciali proviene dall’Asia, circa 2 su 3 (66,8), gli altri provengono da paesi europei (21,9%) ed in misura minore da America Centrale e del Sud (5,5%) e infine in Africa con il 1,7 dei casi.

La motivazione più frequente è legata all’infertilità della coppia: l’88,2% delle coppie che hanno scelto di iniziare il percorso adottivo lo ha fatto a causa dell’impossibilità di procreare. Questo dato è inferiore sia rispetto al 2013 quando era del 95,3%, sia rispetto al 2012 quando assommava al 93,5%.

Per quanto riguarda invece il motivo che ha reso adottabili i bambini adottati in Italia nel 2014/2015, per il 61% si tratta di perdita della potestà genitoriale e per il 31% di abbandono. Solo l’1% dei bambini è orfano.

Gli enti autorizzati: il loro numero è attualmente pari a sessantadue. Dal 2013 ad oggi non sono state rilasciate nuove autorizzazioni ad operare nei Paesi di origine.  Quanto alle autorizzazioni all’ingresso di minori secondo l’ente scelto dai genitori (cfr pp. 90-91 del report) i primi dieci enti nel 2015 sono stati Cifa (227 adozioni), Ai.Bi. (175), Naaa (120), Nadia (93), SOS Bambino International Adoption (83), Fondazione Patrizia Nidoli (80), Spai (72), Azione per Famiglie Nuove (69), GVS (67) ed EnzoB (65).

Infine, il report illustra i dati relativi alle dichiarazioni di disponibilità all’adozione di minori stranieri: hanno avuto un andamento costantemente decrescente a partire dall’anno 2004 quando furono 8.274 per arrivare alle 3.857 del 2014.