Adozione internazionale. Riconoscimento della sentenza straniera: perché l’Italia deve complicare le cose?

In Belgio il riconoscimento e la registrazione della sentenza di adozione di un minore, pronunciata all’estero, è onere dell’Autorità centrale Federale. Si tratta dunque di un riconoscimento di natura amministrativa.

In Italia, invece, la sentenza straniera viene nuovamente controllata dai Giudici italiani sulla base di una istanza che i neogenitori devono presentare obbligatoriamente al tribunale per i minorenni.

Qual è la conseguenza di questa differenza?

Mentre per il Belgio il minore straniero adottato ha già la nazionalità dei genitori e un passaporto nel momento in cui viaggia per andare nel suo nuovo Paese, il minore adottato dai cittadini italiani è costretto ad aspettare mesi prima di avere il passaporto perché non acquista immediatamente la cittadinanza. Le procedure per il rilascio del visto di ingresso per noi sono dunque, spesso, molto complicate, soprattutto in alcuni Paesi, tra cui quelli africani dove i tempi della burocrazia sono più allungati. Nel nostro caso, infatti, è necessario aspettare che le autorità straniere preparino un loro passaporto per il minore.

Per risolvere questo inghippo basterebbe poco!

E cioè riconoscere le sentenze straniere in via automatica, come già avviene in molte altre materie. Occorre dunque eliminare il doppio controllo da parte dei tribunali per i minorenni perché le procedure sono già controllate dalla Commissione per le adozioni internazionali.

Questa modifica è contenuta tra le proposte di aibi per la riforma della legge 4 maggio 1983 n. 184 e successive modifiche che sarà discussa a Roma il 13 dicembre 2012 alla Camera dei Deputati, Sala delle Colonne in Via Poli 19 alla presenza di Presidente e Vicepresidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza, della Vicepresidente della Commissione per le Adozioni internazionali, di molti altri Senatori e Deputati nonché degli operatori del settore.