Adozione. Mia figlia vuole ritrovare suo fratello su internet. Come ci dobbiamo comportare?

Mi chiamo Maurizio e sono papà adottivo di una ragazza di 16 anni, adottata quando ne aveva 6. Lei, è la luce dei miei occhi e di quelli di mia moglie. Nostra figlia è solare, affettuosa, siamo molto affiatati e parliamo di tutto. Proprio in una di queste chiacchierate serali, tutti e tre sul divano è arrivata la “bomba”: “mamma, papà, mi piacerebbe cercare mio fratello su internet”. La richiesta non posso negare che ci abbia un po’ spaventato e destabilizzato. Perché vuole farlo? Non sta bene con noi? Sarà un bene cercare tramite la rete la sua famiglia? Come ci dobbiamo comportare?

Grazie per i vostri consigli

Maurizio

Caro Maurizio,

la costruzione dell’identità è un percorso complesso: nell’adozione l’aspetto identitario è profondamente connesso al “ritorno alle origini”, alla ricerca dei tasselli mancanti per completare il puzzle della propria vita. Il bisogno di sapere è davvero molto diffuso e non dipende dallo stato di benessere né della riuscita dell’adozione.

social network sono uno strumento potente, versatile e immediato, che consente di avviare una ricerca senza iter burocratici e senza la presenza ed il supporto di operatori specializzati.

Nel processo adottivo sono implicate diverse emozioni, tra cui rabbia, risentimento, dolore per la ferita dell’abbandono che possono occupare, soprattutto in fasi delicate come l’adolescenza, un posto privilegiato. A questo va sicuramente aggiunto l’interrogativo costante di “quello che sarebbe potuto essere se”: è facile intuire che per aspetti così delicati della vita delle persone, l’essere da soli costituisce un forte rischio.

Molti ragazzi sentono il bisogno di un contatto con la famiglia, soprattutto con i fratelli, per sapere cosa è accaduto loro nel frattempo. Se l’adottato è abbastanza pronto e strutturato, questi contatti possono rivelarsi positivi e possono rappresentare una importante risorsa perché lo rassicurano e forniscono dei pezzi mancanti al proprio puzzle. Ovviamente tutto ciò deve avvenire nel rispetto dei tempi, dei bisogni e delle emozioni dei protagonisti coinvolti, arginando il rischio di divenire invasivi e di ledere la serenità faticosamente raggiunta dalle persone contattate.

Internet e i social network offrono la possibilità di identificare persone e luoghi, di stabilire contatti, annullando le distanze geografiche, accorciando le tempistiche e superando i vincoli legislativi, il tutto restando seduti, nella propria casa, nel proprio ufficio all’iniziale riparo di un dispositivo elettronico.

Sarebbe sicuramente auspicabile anticipare la ricerca solitaria, aiutando il proprio figlio a considerare che potrebbe rimanere turbato sia per quello che potrebbe scoprire sia per il possibile atteggiamento di chiusura dei fratelli.

Farsi accompagnare da un professionista

In caso si voglia avviare una ricerca delle origini via internet, è indispensabile essere consapevoli in generale dei rischi e delle potenzialità e sarebbe opportuno farsi accompagnare da un professionista in tutte le fasi.

Caro Maurizio, la ricerca della famiglia biologica e dei fratelli può comprensibilmente inizialmente destabilizzare i genitori adottivi che possono rintracciare in questo processo una minaccia per gli equilibri raggiunti e un possibile turbamento per la serenità del proprio figlio o figlia.

Non si deve temere che la ricerca delle origini nasca necessariamente dalla mancata riuscita dell’adozione o che se i figli cercano “pezzi” della famiglia biologica, ed in modo particolare dei fratelli, è perché non sono riusciti a radicarsi autenticamente nella realtà e nei legami famigliari attuali.

Molto spesso è proprio perché ci si sente sicuri e protetti dal vincolo affettivo e dal supporto della famiglia adottiva, che ci si può consentire di ritornare all’origine del proprio abbandono e affrontare la propria dolorosa storia fin dall’inizio.

Più precisamente, rispetto alla domanda posta, l’atteggiamento più corretto è sicuramente quello fondato sulla possibilità di parlare ai figli in maniera aperta della famiglia biologica fin dalle prime fasi, per evitare un clima di mistero che conduca al rischio di alimentare fantasie e idealizzazioni.

È importante, dunque, che vostra figlia possa sentirsi supportata e affiancata da voi in questa ricerca, che vi percepisca “connessi” al suo bisogno e rispettosi dei suoi tempi e dei suoi bisogni ma emotivamente e fisicamente disponibili.

Dott.ssa Marina Gentile

Psicologa Psicoterapeuta – sede Ai.Bi. Barletta