Adozione. Perché non urlare sopra i tetti la propria gioia senza timore di essere additati come mosche bianche?

Nessuna famiglia ha poteri speciali, né è da considerarsi più brava o fortunata delle altre. Le incertezze e i dubbi fanno parte del percorso ma possono essere superati con una formazione adeguata e l’accompagnamento”.

Nel lungo viaggio per incontrare il proprio figlio, ogni famiglia segue strade simili nelle sue tappe costitutive ma diverse nei contenuti e negli incontri che ciascuno potrà fare.

Anche se tutto nasce da una disponibilità, da una apertura del cuore, da un bisogno di intraprendere quel cammino che condurrà ad un incontro… l’incontro! Le tappe, necessarie e comuni, svelano opportunità e contengono fatiche.

Nel breve periodo che mi vede coinvolta in questo inaspettato percorso accanto alle famiglie adottive, ho raccolto voci e parole che ritengo preziose. Frasi condivise da madri e padri in continua ricerca, espressioni di stupore e gratitudine, riflessioni corali che hanno un denominatore comune.

L’importanza della formazione e dell’accompagnamento da parte dell’ente al quale ci si è affidati nella costruzione di una relazione unica.

A volte sono gli stereotipi a fare da padrone e si perde di vista l’umanità e l’originalità di ogni singola storia; si rischia di lasciarsi disorientare dalle troppe notizie di cronaca, capaci di esaltare solo le fatiche e gli ostacoli, ma sorde alle conquiste e alle soddisfazioni che si vivono in una famiglia in costruzione. Una famiglia che percorre un cammino nel quale si incrociano storie, eventi, ferite e sogni.

Parole di gioia, di gratitudine e di stupore

Allora voglio condividere parole di gioia, di gratitudine e di stupore. Parole vere di uomini e di donne. Parole di madri e di padri che hanno incontrato il loro figlio dall’altra parte del mondo, ma non si sono lasciati confondere dal contesto, hanno scelto invece di incontrare uno sguardo…

L’importanza della formazione e dell’accompagnamento

“…quando siamo andati a incontrare nostro figlio mi sembrava di trovarmi di fronte ad un edificio simile ad un enorme pollaio, invece lì c’erano bambini. Questo però non mi ha spaventato, la psicologa ci aveva avvisato, le operatrici che ci accompagnavano ci hanno sostenuto. La formazione ricevuta ha permesso di non soffermarci sulle cose ‹‹strane›› ma di incontrare quei grandi occhi neri che ci hanno rapito il cuore”. Conoscere i Paesi dove vivono i bambini, le modalità in cui ci si prende cura di loro, ma anche la cultura, la grande povertà e i limiti strutturali ed economici, riescono a dare un senso a ciò che si incontra, a collocarlo nella giusta dimensione.

Se tu sapessi quanto sono stati importanti per noi gli incontri dell’attesa… prima eravamo pieni di dubbi, domande, avevamo paura soprattutto delle possibili disabilità che avrebbe potuto avere nostro figlio, della sua salute… non sapevamo se ce l’avremmo fatta”. Nessuna famiglia ha poteri speciali, né è da considerarsi più brava, portata o fortunata delle altre. I timori, le incertezze e i dubbi fanno parte del percorso ma possono essere superati, affrontati e gestiti con una formazione adeguata e con un accompagnamento professionale e competente, sia nelle fasi che precedono l’incontro sia nel tempo delicato del post adottivo.

Un cammino condiviso e uno sguardo accogliente

A volte restiamo in silenzio di fronte ai racconti di altre famiglie… non ci sembra mai il momento di condividere quanto sia bello sentire che mia figlia mi chiama mamma e quanta soddisfazione nelle conquiste che fa giorno dopo giorno… e dire che la prima volta che l’ho vista mi sembrava un’estranea. Non ho provato quell’emozione travolgente che raccontano tante mamme e mi sono detta che forse non ne sarei mai stata capace, ma oggi sentirle pronunciare quella parola ‹‹mamma›› spazza via le fatiche.” Credo che bisognerebbe urlare sopra i tetti la propria gioia senza timori di essere additati come mosche bianche. Quel traguardo è frutto di un cammino condiviso, di una formazione curata, di un confronto sincero, ma anche di uno sguardo accogliente verso l’altro, le sue ferite e la sua storia.

Queste le parole a cui lasciare lo spazio, perché non si tratta di poche rare storie perse tra milioni di altre, ma di molte silenziose vite che costruiscono ogni giorno nuove opportunità di stupore e meraviglia.

Cristina Micheletti

Psicologa  Ai.Bi. Macerata