Adozioni, 2.300 bimbi aspettano una famiglia

Nell’Italia degli scandali ce n’è uno talmente grosso che non fa nemmeno notizia, visto che non se ne parla mai. Basta un numero a rappresentarlo in tutta la sua crudezza: nel nostro Paese vivono 2.300 minori dichiarati adottabili che non hanno ancora trovato l’affetto di una famiglia, l`amore di un padre e una madre, ma sono costretti a vivere in comunità educative o in famiglie affidatarie.

Per denunciare questa situazione, sollecitando la politica a cambiare le leggi che regolano adozione e affido, l’Associazione Amici dei Bambini lancia da Milano la campagna nazionale “Non lasciamoli soli”, con testimonial l’inviato di Striscia la notizia, Max Laudadio, a sua volta in attesa, da molti mesi, di un bimbo in affido. Secondo l’ultimo rapporto del ministero del Lavoro e Politiche sociali, realizzato in collaborazione, con l’Istituto degli innocenti, il numero dei minori, che vivono fuori dalla famiglia è aumentato dai 23.600 del 2000 ai 29.300 del 2010.

Di questi, ben 14.781 sono in comunità educative e 2.287 avrebbero potuto essere adottati, ma non hanno ancora trovato una famiglia. Eppure, tanti aspiranti genitori avrebbero desiderio di aprire la propria casa ad un figlio, ma sono costretti a rivolgersi all’estero. Come Maria e Carlo, 46 e 52 anni, che tre giorni fa sono partiti per il Brasile per andare a prendere il loro nuovo figlio. Sulle ragioni che hanno impedito a questi genitori e a tanti nelle loro stesse condizioni, di adottare uno di questi 2.300 bimbi italiani, vuole fare luce la campagna di Aibi, che, come detto, punta anche a cambiare le leggi che regolano le adozioni internazionali e l`affido. A questo riguardo, l’associazione ha presentato due manifesti. Quello per la riforma della normativa sulle adozioni internazionali è già stato sottoscritto da 10mila cittadini e ha lo scopo di passare dalla selezione all’accompagnamento delle coppie candidate, semplificando l’iter burocratico e riducendo i costi di adozione, che oggi arrivano anche a 30mila euro. Di queste problematiche si parlerà durante un convegno alla Camera dei deputati, promosso da Ai.Bi. per il 13 Dicembre. Il manifesto per una nuova legge sull’accoglienza familiare temporanea, punta ad una vera e propria “rivoluzione culturale” dell’Istituto dell’affido, che deve diventare davvero temporaneo e non più “sine die” come oggi. Inoltre, il testo chiede la chiusura, entro il 2016, delle comunità educative, dove vive l’85% dei circa 15mila bambini in affidamento.

Chiudere le comunità consentirebbe anche un notevole risparmio di soldi pubblici. Stando sempre ai dati del ministero delle Politiche sociali, i 14.781 minori attualmente ospitati nelle comunità costano circa sei volte di più di quelli in affido familiare: 79 euro al giorno contro i 13 euro. Il costo complessivo annuale è quindi di 420 milioni di euro, ma potrebbe essere di 71 milioni di euro se questi bambini fossero inseriti in famiglie affidatarie.

Oltre i confini italiani, il dramma dei bambini che vivono fuori dalla famiglia riguarda, secondo l’Unicef, 168 milioni di persone, cifra, già spaventosamente alta, che aumenta ogni anno di ulteriori cinque milioni. Se si mettessero tutti in fila, questi bambini realizzerebbero un gigantesco girotondo, lungo quanto la circonferenza della terra. All’aumento dei bimbi senza famiglia, corrisponde un crollo delle idoneità all’adozione internazionale dichiarate dai Tribunali, che in Italia sono passate dalle 6273 del 2006 alle 3179 del 2011. Un’emorragia che Ai.Bi. vuole fermare puntando sulla generosità delle famiglie e sulla collaborazione delle Istituzioni.

( Da Avvenire, 6 Dicembre 2012)