Adozioni internazionale. Giorni decisivi per la svolta attesa da migliaia di famiglie: tutto è nelle mani di Gentiloni

dellamonicaBlocco delle adozioni internazionali”. Probabilmente anche il titolo della conferenza stampa organizzata per oggi (09 febbraio ndr) in Senato ha contribuito a mandare su tutte le furie la vicepresidente uscente della Commissione adozioni internazionali, Silvia Della Monica, che martedì durante un convegno ha lanciato strali contro i suoi detrattori e ha lamentato d’essere accusata ingiustamente proprio “di frenare le adozioni, che sono drasticamente diminuite in questi ultimi anni”.

Che la Commissione adozioni internazionali sia da tempo in situazione di grande difficoltà, tuttavia, è sotto gli occhi di tutti. La vicepresidente l’ha convocata una sola volta nel giugno 2014, poi mai più. E pensare che tutte le decisioni della Cai – a norma di statuto, come più spesso sottolineato da Avvenire negli ultimi mesi – dovrebbero essere collegiali e le decisioni assunte dalla vicepresidente invalide se non ratificate dalla commissione alla prima riunione utile. Risultato: in applicazione della normativa, uno dei commissari ha chiesto formalmente per ben due volte la convocazione della commissione, senza ottenere nessun riscontro. Lei, Della Monica, ha parlato sempre martedì di “arroganza e sfacciataggine”, di “un conflitto d’interessi”. Lui, Simone Pillon, il commissario e rappresentante del Forum delle associazioni familiari, tira dritto e proprio oggi tornerà a raccontare quello che pensa degli ultimi due anni di gestione della Commissione: “Disservizi, ritardi, incongruenze. Le relazioni internazionali ne sono state danneggiate”. Tanto che – come verrà testimoniato durante l’incontro senatore ed ex presidente della Cai Carlo Giovanardi insieme a numerosi parlamentari di vari schieramenti, i rappresentanti dell’associazione Family for Children, alcune famiglie adottive – la Federazione Russa aveva proposto una moratoria dell’adozione dei bambini russi in Italia, invitando il nostro Paese a fornire esaurienti spiegazioni sul decesso di un bambino adottivo russo. E ancora, numerosi problemi ci sono stati anche con le autorità della Bielorussia che nel corso del 2015 avevano bloccato le adozioni non ottenendo riscontro dalla Cai in ordine alle richieste lettere di garanzia. Per non parlare della spinosa questione Congo, coi bimbi bloccati e poi liberati a scaglioni.

Anche le famiglie hanno subito inaccettabili ingiustizie e sono lasciate prive di supporto e di notizie”, spiegano GiovanniVerduci e Karen Hague di Family for children, che hanno pubblicamente denunciato le irregolarità in ordine alle adozioni in Etiopia. Risultato: dal 2011 al 2016 le adozioni internazionali – complice anche la difficile congiuntura economica – sono crollate del 50% passando dalle oltre 4mila a poco più di 2mila. Senza che nemmeno l’ultima nomina ad interim alla presidenza della Cai – da Renzi è stata incaricata Maria Elena Boschi – abbia sbloccato la situazione.

Sulle adozioni adesso però ci sono i riflettori puntati. Ieri è toccato al ministro per i rapporti col Parlamento, Anna Finocchiaro, rispondere alle interrogazioni di Lega Nord e M5S sull’argomento: “Lo stanziamento iniziale delle risorse destinate al sostegno delle adozioni e al funzionamento della Cai ammonta complessivamente a 20 milioni di giuro, registrando un incremento di 5 milioni di euro rispetto all’anno precedente”. Quanto alle nomine, Finocchiaro ha rimandato al premier Gentiloni la decisione in merito “all’opportunità di delegare o meno” la funzione di presidente e alla “relativa tempistica” delle nomine. La materia, in ogni caso, trova il presidente del Consiglio preparato visto che proprio ai tempi del caso Congo e della liberazione dei bimbi bloccati Gentiloni era ministro degli Esteri.