Adozioni internazionali. Comitato Rdc: “Urge nuova CAI. Tanti minori sono bloccati negli orfanotrofi e stanno per strada per l’impossibilità delle adozioni”

Serve un cambio di passo per le adozioni internazionali, bloccate ormai dal 2014. Questa è una certezza evidente per famiglie, coppie in attesa, enti autorizzati e associazioni familiari.

Il quadro è quanto più doloroso e preoccupante: nonostante ciò tutto sembra ancora bloccato.

O meglio, per quanto ci sia stato il via libera del plenum del Csm, (Consiglio superiore della Magistratura) lo scorso 19 aprile scorso, per la messa “fuori ruolo” di Laura Laera, (presidente del Tribunale dei minori di Firenze) e sia stata nominata nuova vice presidente della CAI, (commissione adozioni internazionali), prendendo così il posto dell’ex Silvia della Monica, ad oggi non ha ancora preso possesso della carica.

Ed ecco che sui social e quotidiani si rincorrono gli appelli di quanti riversano le proprie speranze e aspettative in una ripresa delle adozioni internazionali (in piena crisi da 3 anni), proprio in questo “cambio al vertice” che tarda ad arrivare.

Appelli accorati come quello di Antonella Prete, mamma adottiva di due bambini del Congo e membro attivo del Comitato genitori adottivi Rdc, che ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno. Antonella che con il marito Cosimo ha concluso positivamente, dopo anni di lacrime, ansie e ritardi burocratici, il proprio iter adottivo, non si dimentica, infatti, di quanti ancora aspettano. Per questo non li molla e rilancia.

“Bisogna fare nuove nomine nell’ambito della Cai  – dice  al giornalista  Emilio Salierno – perché ci sono milioni di bambini, in Congo e altrove, coinvolti in situazioni drammatiche di cui si parla purtroppo poco. Tanti ma tanti minori sono bloccati negli orfanotrofi e stanno sulle strade per l’impossibilità delle adozioni”.

A livello di Cai è tutto fermo a causa di nomine scadute e da rinnovare – precisa – e ad oggi il Consiglio dei ministri non ha deliberato nulla”.

Le adozioni sono un progetto di famiglia – rincara –, di amore e accoglienza e Integrazione. E non hanno alcun aiuto dal Governo”.

Anche la vicenda di Antonella e del marito Cosimo, come quella di altre coppie, ha registrato nel 2016 fasi che proprio La Gazzetta giudicò “complicate e dolorose” per i problemi legati alle procedure di adozione.

Per Antonella  e Cosimo, così come per altri genitori, sono stati tre anni di battaglie, proteste pubbliche, denunce ed azioni legali in conseguenza della moratoria sulle adozioni internazionali decisa dal Congo nel 2013. Prete non ha smesso di denunciare le disfunzioni del sistema adottivo attraverso il “Comitato nazionale Genitori Rdc”.

Noi siamo usciti dall’incubo, o almeno solo in parte perché non tutti i genitori possono dire di aver visto finalmente la luce. Il sistema adottivo internazionale è bloccato. A livello di Commissione adozioni internazionali (Cai) è tutto fermo a causa di nomine scadute e da rinnovare e ad oggi il Consiglio dei ministri non ha deliberato nulla”.

Del resto, il caso dei bambini arrivati a maggio dello scorso anno si risolse non grazie alla Cai, ma al Congo che decise di rilasciarli e alle azioni di altri soggetti. Erano 150 i bambini e sbarcarono in Italia a gruppetti e in modi rocamboleschi, assurdi, in barba a quelle che dovrebbero essere le procedure per la tutela dei minoriA distanza di un anno è ancora tutto fermo. Non ci sono novità, i problemi sono gli stessi e non solo per quanto riguarda il Congo.

E di conseguenza – sottolinea Prete – è miseramente crollato il numero di adozioni. Sono stati pubblicati i report relativi alla nuova gestione dell’adozione internazionale, per gli ultimi tre anni, ma bisogna valutare bene l’attendibilità delle cifre e in particolare i numeri effettivi dei visti d’ingresso in Italia per poter davvero misurare la tenuta del sistema adottivo”.

La nostra idea è sempre quella, cioè bisogna fare nuove nomine nell’ambito della Cai perché ci sono milioni di bambini di cui si parla purtroppo poco. Tanti ma tanti minori sono bloccati negli orfanotrofi e stanno sulle strade per l’impossibilità delle adozioni”.

Per questo non possiamo che unirci anche noi all’appello accorato di quanti ancora credono in una rinascita delle adozioni internazionali: per risalire la china bisogna fare un piccolo ma importante passo in avanti. Procedere con le nomine e dare concretezza a un cambio di passo della CAI. Per il bene e la salvezza di tutti quei bambini che aspettano e sognano una mamma e un papà.

Fonte: La gazzetta del Mezzogiorno